Premi di produttività: tassazione agevolata al 5% confermata fino al 2025!

Arriva una novità molto attesa per i lavoratori del settore privato: una proroga significativa della tassazione agevolata sui premi di produttività. L’anno 2025 vedrà il mantenimento dell’aliquota ridotta, che scende al 5%, tranne per i redditi più alti. Questa misura è parte della Legge di bilancio, attualmente in discussione alla Camera dei Deputati. Vediamo più nel dettaglio cosa comporta questa decisione e chi ne beneficerà.

Nei contesti lavorativi moderni, i premi di produttività rivestono un ruolo cruciale. Si tratta di somme di denaro o benefici economici che i dipendenti possono ricevere quando raggiungono obiettivi specifici fissati dalle aziende. Gli importi possono variare notevolmente, poiché dipendono da diversi fattori come l’incremento della produttività, la qualità del lavoro, la redditività e l’innovazione implementata. Questi premi sono considerati un’entrata aggiuntiva oltre al salario base, il che significa che vengono tassati con un regime agevolato. L’aliquota che si applica è sostitutiva dell’Irpef e, come definito da Ipsoa, questa è fissata fino a un massimo di 3.000 euro lordi.

Dalla Legge di bilancio all’esame della Camera emerge che l’agevolazione è stata prorogata, offrendo così un’importante spinta per il mondo del lavoro. Infatti, la tassazione è stata dimezzata rispetto alla precedente, passando dal 10% al 5% per coloro che guadagnano meno di 80 mila euro all’anno. Questo aiuto fiscale ha avuto effetti notevoli, incoraggiando ulteriormente le aziende ad attivare questi premi e, di conseguenza, a migliorare il proprio bilancio e la soddisfazione dei dipendenti. Secondo le statistiche riportate, nel 2023, circa 2,7 milioni di lavoratori hanno beneficiato di tali incentivi. Un dato impressionante, considerando che questo numero è cresciuto di oltre 400 mila unità rispetto al 2020.

Come i premi di produttività stanno evolvendo

I premi di produttività non solo hanno avuto un riscontro positivo nei numero dei beneficiari, ma si prevede che subiscano un’importante trasformazione. Da qualche anno, il concetto di sostenibilità ambientale sta guadagnando terreno nel mondo del lavoro, ed è per questo che sta cambiando anche il modo in cui queste somme vengono calcolate e distribuite. Con l’approvazione del decreto che recepisce la direttiva europea 2022/2464, entra in gioco un nuovo modo di vedere i premi di risultato, i quali ora dovranno anche tenere conto di fattori green e di sostenibilità. Le aziende saranno quindi spinte a rivalutare i propri standard e criteri di assegnazione, promuovendo comportamenti più responsabili.

Questa transizione verso parametri più ecologici non è solo una risposta alle esigenze normative, ma anche una mossa strategica. Infatti, le aziende che adottano pratiche sostenibili stanno scoprendo che possono attrarre talenti migliori e fidelizzare la propria forza lavoro. Inoltre non è da sottovalutare il fatto che l’interesse verso progetti di sostenibilità sta crescendo rapidamente anche tra i lavoratori stessi, che mostrano sempre più la preferenza per datori di lavoro attenti a temi di responsabilità sociale.

Chi riceve i premi di produttività e dove sono più comuni

Un’analisi geografica sulle aziende che offrono premi di produttività rivela interessanti differenze a livello territoriale. La maggior parte di queste aziende si trova nel Nord Italia, dove circa il 74% di esse ricorre a questa forma di incentivazione. Le statistiche parlano chiaro: nel Centro Italia, la percentuale è del 17%, mentre nel Sud Italia si attesta al 9%. La Lombardia si distingue per il numero di contratti collettivi attivi in questo contesto, ben 4.970, seguita da Emilia-Romagna e Veneto con rispettivamente 3.084 e 1.991 contratti. Delle regioni più piccole, come Molise, Valle d’Aosta e Basilicata, si registrano invece meno di 100 contratti collettivi ciascuna, evidenziando un chiaro divario.

Un aspetto interessante da notare è che i premi di produttività dichiari a chi lavora principalmente per il settore dei servizi. Ultimi dati del Ministero del Lavoro parlano del 61% di tutti i contratti collettivi depositati concentrati in questo ambito. L’industria è al secondo posto con una partecipazione del 38%, mentre l’agricoltura rappresenta solo una piccola frazione del totale. Con un incremento dei contratti collettivi che riconoscono tali premi, ora ci sono potenzialmente quasi 5 milioni di lavoratori che possono trarne vantaggio. Difatti, il numero dei contratti è aumentato del 17% rispetto all’anno precedente.

L’agevolazione fiscale sui premi di risultato ha quindi contribuito a dare nuova linfa vitale alle aziende, spingendole a premiare i propri dipendenti. Questo meccanismo sta dimostrando un effetto positivo, con un recupero del potere d’acquisto per una significativa parte dei lavoratori del settore privato. La strada è ancora lunga, ma chiaramente ci sono segnali di cambiamento e miglioramento nel panorama occupazionale italiano.