Per i forfettari non si aprono più le porte del concordato preventivo biennale: scopri cosa cambia!

La recente riapertura dei termini per il concordato preventivo biennale ha destato l’attenzione di molti, specialmente dei titolari di partita IVA. Tuttavia, una notizia ha colto di sorpresa coloro che operano sotto il regime forfettario: l’esclusione totale da questa possibilità di adesione. Questo articolo esplora in dettaglio le nuove misure introdotte dal Decreto Legge n. 167/2024 e le ripercussioni che esse comportano per i contribuenti forfettari.

Concordato preventivo biennale: i forfettari sono esclusi

Con il recente provvedimento, ovvero il Decreto Legge n. 167/2024, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale il 14 novembre 2024, è stata riaperta la finestra temporale per il concordato preventivo biennale, ma tenetevi forte: i contribuenti con regime forfettario pagheranno le conseguenze. Solo coloro che adottano gli ISA, cioè gli indici sintetici di affidabilità fiscale, potranno beneficiare di questa opportunità. La scadenza senz’altro è stata fissata al 12 dicembre 2024, ma questo perimetro ristretto ha già sollevato dubbi e perplessità.

È importante notare che la Fase 2 del concordato, che consente ai titolari di partita IVA di presentare una dichiarazione dei redditi integrativa, non si applica ai forfettari. Questo solleva interrogativi su quale sia la logica che ha guidato il Governo verso tale decisione. Forse, i limiti imposti derivano dalle percentuali di adesione che non sono state rese pubbliche? Qualunque sia la ragione, il risultato è che i professionisti forfettari che hanno perso l’opportunità di aderire entro la scadenza del 31 ottobre, ora si trovano nella posizione di non poter più cambiare idea, con un futuro fiscale che si profila incerto e problematico.

I termini specificati nell’articolo 1 del Decreto Legge menzionano esclusivamente coloro che rientrano nei canoni degli articoli da 10 a 22 del Decreto Legislativo n. 13 del 12 febbraio 2024. Quindi, se si è titolari di partita IVA e ci si è sentiti lasciati fuori da questa imponente misura, c’è ben poco che si possa fare ora. La situazione sembra critica per chi si aspettava un allargamento delle maglie; eppure, così non è stato.

Un provvedimento controverso

La decisione di lasciare fuori i forfettari dalla Fase 2 del concordato preventivo ha suscitato un senso di incredulità. Le parole di Maurizio Leo, Viceministro dell’Economia, che ha presentato l’iniziativa come un’opportunità di ascolto e condivisione da parte del Governo, non sono state sufficienti a placare le ansie degli imprenditori. Leo ha definito il provvedimento come una piacevole apertura verso categorie e professionisti, assicurando che il dialogo sul tema era stato costante.

Tuttavia, le richieste dei professionisti che chiedevano la proroga sono state chiaramente ignorate. Infatti, i partecipanti con il regime forfettario auspicavano un’apertura della misura a tutti i soggetti potenzialmente interessati, non solo a quelli assoggettati agli ISA. Una tale proposta era nata dopo un lungo periodo di incertezze e interpretazioni vaghe, che hanno complicato ulteriormente la scelta di aderire o meno.

Anche la comunicazione tardiva da parte dell’Agenzia delle Entrate non ha giovato alla situazione. Diverse informazioni sono arrivate in ritardo e hanno aggravato il quadro fiscale per i contribuenti coinvolti. Perciò, la sensazione generale è che questa misura, sebbene possa apparire come un tentativo di supporto, non ha messo in pratica una vera solidarietà per tutte le categorie di lavoratori autonomi. Le reazioni a queste decisioni non hanno tardato ad arrivare: i professionisti continuano a esprimere le loro perplessità.

Analisi dei pro e dei contro dell’adesione

Il provvedimento che riapre i termini per il concordato preventivo biennale, pur con le sue limitazioni, invita a riflettere sui potenziali vantaggi e svantaggi di un’adesione. Da un lato, è chiaro che per molti la Fase 2 rappresenta una chance per regolarizzare alcune posizioni fiscali e, quindi, è vista come una misura vantaggiosa. Tuttavia, per coloro che sono esclusi, come i forfettari, le opzioni diventano, di fatto, nulle.

La volontà del Governo potrebbe essere quella di cercare di massimizzare le adesioni e, di conseguenza, incrementare gli incassi per lo Stato. Ma i professionisti forfettari avrebbero potuto trarre vantaggio da un’adesione a questa misura, proprio perché sono al riparo dai rischi economici maggiori. Per esempio, discostandosi dallo schema classico di fatturato, si sarebbero trovati in una posizione più sicura rispetto alla previsione di un andamento economico incerto nel 2025.

In effetti, la possibilità di presentare una dichiarazione integrativa rappresenta un’opzione per correggere il tiro, ma essa comporta delle condizioni particolari. Non basta semplicemente partecipare, ma occorre presentare un’integrazione che non riduca il debito d’imposta. Questo requisito ulteriormente complica le scelte fiscali per i soggetti interessati.

In generale, quindi, l’analisi dei pro e dei contro mette in evidenza l’eterogeneità del contesto e i singolari problemi in cui si trovano i contribuenti con diverse condizioni fiscali. Ognuno, alla luce delle novità, deve procedere alla valutazione di ciò che potrebbe essere più vantaggioso, considerando l’impatto sul proprio operato.

Rischi e esclusioni dal ravvedimento speciale

Il fisco non ha risparmiato davvero i forfettari; non solo essi sono esclusi dal concordato preventivo biennale, ma anche dal ravvedimento speciale. Questo scenario complicato è stato segnato dal provvedimento AE n. 403886, che limita ulteriormente l’accesso a questo strumento. Solo chi applica gli ISA o ha dichiarato una delle cause di esclusione relative alla pandemia di Covid 19 potrà ancora sperare di beneficiare del ravvedimento.

Questo vuol dire che i lavoratori autonomi e professionisti che utilizzano il regime forfettario si trovano a fronteggiare un contesto nel quale non possono accedere a strade di sanatoria per le loro posizioni fiscali. Segno evidente di quanto siano ristrette le possibilità per questo comparto: se sono stati assoggettati agli ISA negli ultimi periodi d’imposta, rimangono esclusi dalla procedura. È un meccanismo che toglie risorse e mete alternative a chi già si trovava in difficoltà.

In pratica, la situazione appare difficile. La copertura del ravvedimento speciale, in aggiunta alla già nota limitazione sui termini per aderire al concordato preventivo, ha creato un ambiente fiscale sfavorevole per i lavoratori autonomi. E ciò implica l’inasprimento delle scelte fiscali e un ampliamento del rischio di incorrere in sanzioni o in pendenze fiscali maggiori.

Ne deriva dunque che il contesto attuale, privo di margini di manovra, rende la lotta dei forfettari ancora più difficile e ingarbugliata. Non resta altro che esaminare attentamente le normative in vigore e considerare strategie alternative, sempre più complesse ora che le porte sembrano chiuse – almeno per un certo periodo.