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Graykey non riesce a sbloccare tutti gli iPhone: scopri quali sono i modelli resistenti!

In un panorama dove la sicurezza digitale è sempre più in primo piano, le forze dell’ordine si trovano spesso a fronteggiare nuove sfide. Un tool descritto recentemente da 404 Media, chiamato Graykey, sta facendo discutere per la sua capacità di accedere ai dati degli iPhone. Tuttavia, non è una bacchetta magica, e le sue limitazioni potrebbero sorprendere. Qui esploriamo come funziona questa tecnologia, quali dispositivi riesce a sbloccare, e quali ostacoli deve affrontare.

Graykey, messo a punto da Grayshift, ha guadagnato notorietà tra le agenzie di sicurezza. Acquistato da Magnet Forensics, l’apparecchio si propone di offrire agli agenti del law enforcement la possibilità di estrarre dati da dispositivi che altrimenti sarebbero inaccessibili. Questo può avvenire, ad esempio, quando un sospetto si rifiuta di fornire il proprio codice d’accesso o semplicemente non è in grado di sbloccare il telefono. Recentemente, Graykey è stato utilizzato in un singolare caso: l’iPhone di Thomas Matthew Crooks, 20enne della Pennsylvania accusato di avere tentato di uccidere Donald Trump.

Eppure non tutti gli iPhone sembrano essere così facilmente accessibili. Dalle informazioni raccolte, emerge chiaramente che, mentre il tool riesce a sbloccare dispositivi come gli iPhone 11 con iOS 18 o versioni precedenti, per tutto ciò che viene lanciato oltre, il processo diventa parziale. Le forze dell’ordine si ritrovano pertanto a poter accedere solo a file non cifrati o a metadati, che tendono a rivelarsi informazioni poco pratiche per le indagini stesse.

Accessi limitati: cosa significa per le indagini

Le limitazioni di Graykey sollevano interrogativi non trascurabili sulla sua efficacia nel contesto delle indagini forensi. Infatti, sebbene questo strumento possa sembrare una soluzione valida, deve fare i conti con le nuove barriere di sicurezza imposte da Apple. Sebbene decine di indagini possano giovarsi di Graykey, c’è un notevole divario tra ciò che è possibile ottenere e ciò che risulta realmente utile. La notizia che Graykey non riesca a sbloccare iPhone dotati di iOS 18.1 è singolare, lascia i detective davanti a un bivio: riuscire a portare avanti le indagini o dover trovare strade alternative.

E sebbene non ci sia chiarezza se si tratti di un problema di aggiornamento dello strumento o di nuove protezioni di iOS, è chiaro che Apple stia costantemente facendo di tutto per proteggere i suoi utenti. Questo non solo garantisce una maggiore sicurezza per i consumatori ordinari, ma introduce complicazioni per coloro che lavorano nel campo dell’investigazione, costringendoli a trovare soluzioni innovative e alternative.

La nuova sfida: Inactivity Reboot

Un altro ostacolo significativo che Graykey deve affrontare arriva dalla nuova funzionalità di iOS, chiamata “Inactivity Reboot”. Questa particolare impostazione, piuttosto innovativa, provoca un riavvio automatico del dispositivo dopo quattro giorni di inattività, ma con una condizione: il telefono non deve essere sbloccato. Ciò rende la vita degli inquirenti ancora più complicata, dal momento che devono lavorare in un lasso di tempo limitato per ottenere le informazioni necessarie prima che il dispositivo si riavvii e, presumibilmente, diventi inaccessibile.

Questa mossa da parte di Apple rappresenta un tentativo chiaro di rafforzare la sicurezza dei dati degli utenti, ma per le forze dell’ordine, è quasi un enigma difficile da risolvere. In mancanza di un accesso completo, le informazioni potrebbero semplicemente sfuggire al controllo degli investigatori, dando vantaggio a coloro che cercano di nascondere evidenze o dati al pubblico. E la ricerca di soluzioni nello sviluppo di software come Graykey continua, in un contesto dove ogni aggiornamento di sicurezza di Apple può mettere a repentaglio gli sforzi degli inquirenti.

Siamo quindi di fronte a una vera e propria battaglia tra la tecnologia di protezione e le misure investigative. Mentre il panorama di sicurezza continua ad evolversi, resta da vedere come si svilupperanno le prossime fasi di questo intrigante gioco del gatto e del topo.

Martina Georgi

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