È l’esplicito messaggio che ha caratterizzato una mattinata di protesta davvero peculiare a Roma. Un centinaio di attivisti del movimento Extinction Rebellion ha orchestrato un’azione simbolica che ha sicuramente catturato l’attenzione di molti: ben 5 quintali di letame, infatti, sono stati scaricati davanti l’ingresso del Ministero dell’Interno in Piazza del Viminale. Questo gesto eclatante non è stato solo un atto di provocazione, ma un modo per alzare la voce sugli attuali temi dell’emergenza climatica, che il gruppo giudica trascurati dalla politica governativa. Non è solo un’iniziativa regionale; il messaggio risuona a livello globale, specialmente in un periodo storico dove i cambiamenti climatici sono più evidenti che mai.
il blitz di attivisti nella capitale
La protesta è iniziata all’incirca poco dopo le 11 di questa mattina, con un’azione sorprendentemente ben organizzata e repentina. Un gruppo di attivisti ha provocato un certo fermento, attirando l’attenzione di alcuni passanti, ma anche delle autorità presenti nei paraggi. Gli attivisti, indossando magliette con messaggi sostenibili, hanno tentato di arrampicarsi sugli alberi per amplificare la loro voce. Non si sono limitati a mostrare cartelli, ma hanno cercato di esprimerlo in maniera visiva, una strategia studiata per colpire l’immaginario collettivo. Sicuramente, trovarsi di fronte un palazzo simbolo del potere centrale, cosparso di letame, ha sortito un effetto a dir poco immediato.
Purtroppo per alcuni, l’intervento delle forze dell’ordine non ha tardato ad arrivare. Interventi tempestivi hanno portato a fermare vari partecipanti e alla distruzione delle tende. Un atto che ha scatenato la reazione di molti attivisti, che si sono dichiarati favorevoli a una protesta nonviolenta. L’azione della polizia ha, infatti, generato tensioni, poiché alcuni manifestanti hanno praticato la resistenza passiva, decidendo di sedersi a terra in segno di protesta.
le motivazioni nascoste dietro il gesto
Ma perché proprio questa modalità di protesta? Extinction Rebellion ha sottolineato il continuo investire in combustibili fossili da parte del governo e la repressione del diritto di manifestazione, che a loro avviso rappresentano un grave ritardo rispetto alle necessità del nostro tempo. Questa non è una battaglia solo locale; è un grido che si fa sentire anche all’estero, dove i cittadini di diverse nazioni stanno iniziando a rendersi conto dell’inevitabile impatto che il cambiamento climatico avrà sulle loro vite.
Le ragioni di questa azione vanno ben oltre il gesto provocatorio: è un appello alla sensibilizzazione e alla responsabilizzazione di chi detiene il potere decisionale. In Italia come nel resto del mondo, gli eventi climatici estremi, come alluvioni e ondate di calore, stanno diventando sempre più frequenti. Quindi, anche se c’è chi potrebbe pensare che questa forma di attivismo sia esagerata, non si può negare che le conseguenze si fanno sentire e l’urgenza di risposte adeguate è palpabile.
il ripristino della normalità in piazza del viminale
Alle 12, un’altra fase dell’evento è cominciata. Squadre speciali della municipalizzata Ama sono state chiamate ad intervenire per ripulire la piazza dagli effetti del blitz. Il letame è stato solo uno degli elementi lasciati in campo, e l’obiettivo era quello di restituire quanto prima l’area al suo aspetto normale. Un’azione che richiede non solo impegno ma anche tempistiche, considerando la necessità di rimuovere anche quelle che sono state le tracce visibili della manifestazione.
Le operazioni di pulizia sono state descritte come in corso, ma è chiaro che il lavoro è stato intenso. Un messaggio chiaro è emerso da questa giornata di conflitto simbolico: il tema dell’emergenza climatica rimane al centro del dibattito pubblico. Dall’altra parte, tuttavia, si percepiscono le divisioni nella società. Da un lato ci sono coloro che vedono l’urgenza di azioni audaci come questa, mentre dall’altro ci sono quelli che giudicano eventi del genere come eccessivi o inadeguati. La questione climatica è una questione di tutti e, in qualche modo, ognuno contribuisce al dibattito.