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Tor Caldara: un viaggio emozionante tra solfatara, natura e storia. Le foto e il racconto di Andrea Bonifazi.

Tra storia, natura e meraviglie geologiche, Tor Caldara si presenta come un gioiello della costa laziale, capace di incantare chiunque decida di esplorarlo. Situato tra Anzio e Lavinio, questo luogo è molto più di una semplice riserva; è un ecosistema ricco di biodiversità e fenomeni naturali di raro fascino. Tuttavia, cosa rende Tor Caldara così speciale? Scopriamo insieme.

Estendendosi su circa 44 ettari, la Riserva Naturale di Tor Caldara si snoda in una cornice paesaggistica di straordinaria bellezza. Sul lato del mare, le onde si infrangono dolcemente, mentre dall’altro lato si trova la storica via Ardeatina. Qui, un’antica torre risalente al 1500 svetta tra gli alberi, simbolo di un’antica storia di avvistamento dei pirati saraceni.

Storicamente, l’area ha avuto una notevole importanza per l’estrazione di zolfo. Dal punto di vista geologico, Tor Caldara non è solo il risultato di attività vulcanica secondaria, ma rappresenta un singolare deposito di tracce del passato. La varietà delle biocostruzioni e delle concrezioni di zolfo creano un panorama dalle forme e dai colori unici. La solfatara, un’area caratterizzata da fenomeni vulcanici secondari, è pervasa da sorgenti di acqua mineralizzata che combinano emissioni gassose solfidriche, creando un ambiente di grande interesse scientifico e naturale. All’interno della riserva si può osservare un dinamico intreccio tra storia e natura, un connubio che rende ogni visita un’esperienza memorabile.

Flora e fauna: biodiversità a Tor Caldara

La varietà della vita che abita Tor Caldara è straordinaria. Qui si possono trovare non solo una storicità ambientale notevole, con sorgenti d’acqua sulfurea, ma anche una biodiversità eccezionale. Un esempio? Oltre 70 specie di uccelli riconosciute, tra cui stanziali, migratori ed erratici. La riserva ospita anche 15 specie di mammiferi, 9 di rettili e 6 di anfibi. “Impressionante, davvero,” commenta Andrea Bonifazi, esperto ecologo marino. Anche i ruscelli custodiscono segreti come i solfobatteri, organismi che prosperano in ambienti ricchi di zolfo.

L’ambiente si diversifica ulteriormente con una rigogliosa macchia mediterranea nei pressi del mare e un bosco di lecci verso l’interno. In questo habitat si possono ammirare anche querce da sughero, che si adattano perfettamente al suolo acido della zona. Il dottor Bonifazi ha raccolto una serie di fotografie sull’ecosistema locale; queste immagini raccontano una storia di vita e interconnessione. La ricchezza di forme di vita che si possono osservare durante una passeggiata nei sentieri della riserva mette in luce quanto sia importante preservare questi luoghi incantevoli attraverso la nostra salvaguardia.

Il reef Sabellaria: un tesoro marino

Un’altra gemma di Tor Caldara è rappresentata dal reef di Sabellaria. Questa biocostruzione si estende lungo la spiaggia e viene riconosciuta come la prima in Italia ad essere profondamente studiata. Il verme marino Sabellaria alveolata è il protagonista di questa straordinaria opera naturale che contribuisce alla formazione di habitat marini ricchi di vita.

Ma non è tutto: questo reef funge anche da importante area di nursery per molte specie marine, svolgendo un ruolo cruciale nel mantenere l’equilibrio ecologico della zona. Attraverso meravigliose fotografie, Bonifazi sottolinea l’importanza di questi ecosistemi nel ridurre l’erosione costiera. Non è solo una struttura naturale; è un rifugio per molti organismi e un baluardo contro la forza delle onde. Tor Caldara non è solo una riserva; è un mondo da scoprire, ricco di storie, colori e segreti della natura.

Come raggiungere Tor Caldara

Raggiungere la Riserva Naturale di Tor Caldara non è un compito difficile, ma richiede un po’ di attenzione. Situata a circa 60 km da Roma, partenza fondamentale è il Grande Raccordo Anulare. Uscendo in direzione di via Pontina SS148, ci si dirige verso il centro abitato di Aprilia. Da qui, le indicazioni sono chiare: seguire la SR207 via Nettunense fino alla Stazione di Padiglione e poi continuare sulla SP5a.

In seguito, ci si imbatte in una serie di rotatorie. Nella prima si prosegue su via Dante, mentre nella seconda si deve intraprendere via di Valle Schioia o SP102b. Ultimo tratto? Via Ardeatina SP601, e dopo qualche centinaio di metri si è finalmente in riserva. L’itinerario offre non solo la meta, ma un viaggio attraverso paesaggi tipicamente laziali, mostrando il meglio del Lazio, tra natura e atmosfera storica.

Martina Georgi

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