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Beppe Grillo sconfitto due volte: il Movimento 5 Stelle lo «elimina» dallo Statuto durante l’assemblea a Roma

Il voto recente degli iscritti del Movimento 5 Stelle ha segnato un momento decisivo per la direzione futura del movimento, con un’affluenza che ha raggiunto il 64.90%. Questo evento, che ha visto la partecipazione di 58.029 votanti, ha portato a un risultato inequivocabile: 46.747 voti favorevoli all’eliminazione del ruolo del Garante, segnando una significativa svolta. Beppe Grillo, figura di spicco e fondatore del movimento, si trova ora in una posizione di minor influenza, mentre il partito guadagna nuova indipendenza. La rimozione dello storico limite dei due mandati aggiunge ulteriore peso a questa trasformazione.

Le conseguenze della vittoria del sì

Il sì all’eliminazione del ruolo del Garante rappresenta molto più di una semplice vittoria nelle votazioni interne. Questa decisione ha il potenziale di riscrivere il destino del Movimento 5 Stelle, liberando il partito dalle catene della sua fondazione. Giuseppe Conte, attuale leader, vede in questo cambiamento una opportunità per riadattare il movimento ai bisogni e alle aspettative degli iscritti e degli elettori. La vittoria al voto offre una legittimazione rispetto ai nuovi compiti e alle nuove sfide che il partito dovrà affrontare.

Beppe Grillo, che ha cercato di mantenere una certa autorità, ha subito una battuta d’arresto significativa. Il suo apporto e il carattere fortemente simbolico del suo ruolo nel partito ora vengono messi in discussione. Questa evoluzione potrebbe innescare una nuova fase, più elastica, nel modo di operare del Movimento, permettendo un’interpretazione più ampia delle regole interne e un contestuale maggiore coinvolgimento della base nelle decisioni strategiche.

La decisione di abolire il tetto ai mandati potrebbe comportare ulteriori cambiamenti. Infatti, consente la possibilità di rimanere alla guida del movimento per periodi più lunghi, una scelta vista da molti come un passo verso la stabilità. Tuttavia, alcuni iscritti potrebbero percepire questo come un tradimento dei valori originari, generando tensioni interne e dibattiti riguardo al futuro del partito.

Le voci contro il quorum

Le polemiche riguardo al quorum non tardano a farsi sentire. Danilo Toninelli ha alzato la voce, sostenendo che i risultati iniziali siano stati influenzati da scelte discutibili legate alla composizione dell’assemblea costituente. Secondo le sue affermazioni, la riduzione degli iscritti da 170 mila a 90 mila ha avuto un impatto significativo sul raggiungimento del quorum, attraverso una strategia che avrebbe alterato l’esito del voto.

La situazione si complica ulteriormente il 5 dicembre, quando Toninelli invita gli iscritti a disertare le votazioni. Questa strategia, mirata a far mancare i voti necessari per raggiungere la soglia di partecipazione, è evidente che intende contrastare la direzione intrapresa dal movimento e difendere l’influenza di Grillo. Tale posizione ha incontrato aspre critiche, con l’editorialista Marco Travaglio che non ha esitato a definire questa strategia come un “furto di democrazia”, evidenziando le contraddizioni tra le affermazioni di Grillo sul quorum e i suoi attuali appelli al non voto.

Queste tensioni espongono una spaccatura interna al partito, evidenziando come le scelte strategiche possano generare frizioni e dissenso tra i membri.

L’impatto sulla leadership del Movimento 5 Stelle

L’uscita del voto, con il sì che ha prevalso, sembrava indirizzare il Movimento 5 Stelle verso una nuova era. Tuttavia, il dibattito sulle conseguenze di questa vittoria si intensifica in assenza di un chiaro accordo interno. La leadership di Giuseppe Conte può ora rientrare in una sorta di monitoraggio continuo tra le varie fazioni del partito, onde evitare che dissidi e malumori possano compromettere il futuro del movimento.

Il potere e l’autorevolezza di Conte sono ora messi alla prova; come guiderà il movimento in questo periodo di trasformazione non è affatto scontato. Il rischio di divisione interna resta elevato. L’assenza di una figura di mediazione forte potrebbe costringere il partito a dover affrontare le proprie fragilità, proprio nel momento in cui tentano di rafforzarsi e di ridefinire la loro identità.

L’epilogo di questo voto potrebbe presagire un cambiamento radicale nel panorama politico italiano, dato che il Movimento 5 Stelle, con una rinnovata composizione e un nuovo approccio, si sta preparando ad affrontare le sfide future del sistema politico. L’attenzione ora si concentra su come il partito riuscirà a mantenere unità e coesione mentre scivola verso un futuro che potrebbe rivelarsi tanto promettente quanto incerto.

Alessandro Romano

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