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I migliori paesi dove lavorare in Europa dopo la laurea, con i salari più alti: Helsinki e Zurigo

Conoscere quanto guadagnano i neolaureati è fondamentale per comprendere le dinamiche del mercato del lavoro attuale. Un’analisi recente, condotta dall’Osservatorio sul capitale umano di Mercer, offre spunti significativi sulla retribuzione in diversi settori e Paesi, evidenziando una realtà variegata e spesso preoccupante. La retribuzione, pur rappresentando un elemento cruciale per il futuro lavorativo dei giovani, è solo uno degli aspetti che influenzano le loro scelte professionali.

Opportunità retributive in Italia

In Italia, la retribuzione dei neolaureati varia notevolmente in base al settore scelto. I comuni lavori nei settori delle life science e dell’energia si distinguono come i più remunerativi, con salari medi annuali rispettivamente di 33.000 euro e 32.167 euro. Entrambi questi settori sono caratterizzati da una costante crescita e attraggono giovani professionisti desiderosi di intraprendere carriere in contesti innovativi e stimolanti. Accanto a questi, il settore dei beni di largo consumo offre stipendi medi di 30.700 euro, seguiti dal manifatturiero e dal Tech, che si attestano a circa 30.174 euro.

Dopo aver analizzato i settori più ben retribuiti, emerge un dato meno favorevole per i servizi non finanziari, dove i giovani professionisti guadagnano in media solo 28.000 euro all’anno. Questo divario retributivo riflette le sfide delle professioni offerte in questo ambito e il potenziale appello di altre opportunità lavorative in settori più emergenti, creando una certa discontinuità nel mercato del lavoro italiano.

Compara la retribuzione internazionale

Spostandosi oltre i confini nazionali, il confronto internazionale dipinge un quadro chiaro delle disparità retributive. La Svizzera svetta in cima alla lista europea con stipendi medi di 86.722 euro per i neolaureati, seguita dalla Germania con 53.300 euro, che ha visto un incremento del 2,1% rispetto all’anno precedente. Anche l’Austria non è da meno, avendo registrato un’imponente crescita del 10,5% negli ultimi tre anni, portando la retribuzione media a 51.100 euro. Il Belgio, con 47.000 euro, e la Macedonia della Slovenia completano il quadro delle nazioni che premiano di più i neolaureati.

Al contrario, Paesi come Polonia, Italia e Spagna si trovano in una posizione ben diversa. La Polonia svetta con una media di 16.675 euro, seguita dalla Spagna a 28.500 euro e dall’Italia con 30.558 euro. Questi dati evidenziano una profonda differenza retributiva rispetto ai mercati del lavoro più remunerativi dell’Europa centrale e settentrionale, ponendo un interrogativo sulla sostenibilità delle carriere professionali in Italia.

La fuga dei cervelli

Marco Valerio Morelli, AD di Mercer Italia, ha esposto una realtà allarmante riguardo il fenomeno della fuga dei cervelli. Le statistiche dimostrano che i salari italiani per i neolaureati continuano a collocarsi tra i più bassi in Europa, con tassi di crescita che non soddisfano le aspettative. La stagnazione dei salari, cominciata ben prima della pandemia, non rappresenta solo un problema di equità retributiva, ma incide direttamente sulla competitività del Paese a livello internazionale.

Malgrado un incremento delle retribuzioni del 5,4% negli ultimi tre anni, il divario con i colleghi europei si mantiene ampio, aggravato da fattori esterni come l’inflazione e l’aumento dei costi degli alloggi, contribuendo a un clima di incertezza tra i giovani laureati italiani, sempre più propensi a cercare opportunità all’estero.

Cosa cercano i giovani professionisti

La retribuzione è senza dubbio un fattore chiave, ma non è l’unico aspetto che i giovani professionisti considerano. Per loro, trovare un lavoro significa anche cercare opportunità di crescita nel percorso professionale. Valutano con attenzione la possibilità di formazione continua e l’esistenza di ambienti di lavoro flessibili. Inoltre, sono sempre più propensi a lavorare per aziende che manifestano valori solidi e sostenibili, impegnate nel creare un impatto positivo nella società.

Secondo Morelli, la Generazione Z, che costituirà un terzo della forza lavoro entro il 2030, sta già influenzando il comportamento delle aziende. Esse sono chiamate a rivedere le proprie strategie per attrarre e mantenere i talenti. È essenziale per loro offrire proposte diversificate, trasparenti e orientate al benessere dei dipendenti, affrontando una necessità pressante di innovazione culturale nelle pratiche lavorative.

Retribuzione e titolo di studio

Analizzando l’impatto del titolo di studio sulla retribuzione, i dati di Eurostat rivelano che possedere una laurea determina un significativo incremento degli stipendi. Per esempio, in Romania, un laureato guadagna il 114% in più rispetto a un diplomato. In Italia, il premio retributivo per i laureati è del 30%, un dato nettamente inferiore alla media europea che si attesta sul 48%. Questo divario si accentua ulteriormente se paragonato a nazioni come Germania e Francia, che offrono retribuzioni significativamente più elevate, sebbene l’Italia superi comunque realtà come Svezia e Danimarca.

La differenza retributiva tra i vari Paesi europei spinge molti neolaureati italiani a considerare l’estero come una valida alternativa. Germania, Svizzera e Austria si attestano come destinazioni ambite, tanto per le opportunità lavorative quanto per le prospettive retributive, contribuendo a un fenomeno di mobilità internazionale assai marcato nella forza lavoro giovanile.

Martina Georgi

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