Dal 2025 l’era della connessione in rame potrebbe avere i giorni contati. Con l’introduzione di un emendamento proposto dal deputato Fabio Carmine Raimondo, i possessori di connessioni Adsl o di reti miste in fibra rischiano di pagare bollette più care. Questa iniziativa mira a promuovere la transizione verso la fibra ottica, ma ha già sollevato polemiche tra gli esperti del settore.
Con l’entrata in vigore della nuova normativa dal primo gennaio 2025, chi utilizza ancora una connessione basata sul rame potrebbe trovarsi di fronte a un aumento dei costi fino al 10%. Questo emendamento, avanzato dal deputato di Fratelli d’Italia, si propone di creare un fondo inutile per sostenere la migrazione verso le infrastrutture di rete a banda larga. Tuttavia, l’Associazione Italiana Internet ha alzato la voce, sottolineando i potenziali danni che questa misura potrebbe arrecare al mercato. Secondo i rappresentanti dell’Aiip, l’iniziativa è vista come irragionevole, evidenziando che essa compromette gli equilibri del settore e ostacola la crescita.
L’emendamento in questione, evento non da poco, è stato presentato il 15 novembre e prevede una tassa per tutti coloro che siano connessi a una rete Adsl o mista. L’intento è di svecchiare il sistema, tuttavia, molti sostengono che questa misura ignori la mancanza di manodopera qualificata. Da anni, questo problema rallenta il processo per completare le nuove infrastrutture necessarie ad una transizione efficace.
Il futuro delle connessioni e non solo, sembra fare i conti anche con la necessità di più risorse e una pianificazione di lungo termine. Inoltre, l’Aiip ha sollevato quesiti circa l’adeguatezza delle reti attuali, argomentando che le difficoltà operative di alcune aziende potrebbero peggiorare in tempi brevissimi.
Un cambiamento necessario ma complesso
La migrazione dalla rete di rame alle fibre ottiche si inserisce all’interno di un programma più ampio, quello del Decennio Digitale dell’Unione Europea. Il piano prevede che entro il 2030 ogni europeo possa disporre di una connessione internet a banda larga, rendendo l’accesso alla tecnologia una priorità assoluta. Tuttavia, la strada per realizzare questo obiettivo non appare assolutamente semplice.
Infatti, la dismissione della rete di rame, già prevista dall’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni , dovrebbe completarsi entro il 2028. Ma, con l’approvazione di questo emendamento, potrebbero esserci dei cambiamenti nelle tempistiche e nelle modalità, portando a scadenze più stringenti. La situazione è ulteriormente complicata dal fatto che la dismissione vera e propria potrà avvenire solamente quando il 90% delle linee sarà in grado di garantire velocità adeguate per la trasmissione dei dati. Per il restante 10%, di certo ci saranno misure di transizione, ma resta da vedere quali siano.
È importante notare che, secondo gli ultimi dati rilasciati da Agcom, non tutte le regioni d’Italia sono pronte a passare alla fibra ottica. Il report aggiornato al 30 giugno 2023 evidenzia che solo il 29,6% delle linee è attualmente coperto da tecnologie FTTC e FWA. Questo vuol dire che quasi il 70% degli utenti rischierebbe di essere impattato dalla nuova tassa; una testimonianza chiara di come il processo di digitalizzazione sia una corsa contro il tempo per molti.
Le sfide del mercato e della concorrenza
La proposta presentata dal deputato Raimondo ha sollevato non poche polemiche nel settore della telecomunicazione. Tra le sue principali critiche vi è anche l’eventualità che l’emendamento favorisca un solo operatore, distorcendo così il mercato. Questo potrebbe avere conseguenze dirette sulla concorrenza, già fragile, tra gli attori presenti nel campo della rete internet.
In particolare, è stata menzionata la posizione dominante di un operatore, Tim, che potrebbe trarre beneficio diretto da questa nuova normativa. Gli altri operatori potrebbero trovarsi svantaggiati, portando a una concentrazione del mercato che non gioverebbe ai consumatori. In effetti, la crescita della digitalizzazione è fondamentale, ma non deve passare attraverso misure che rischiano di aumentare le disparità tra i vari fornitori di servizi.
In un panorama digitale in continua evoluzione, è necessario trovare soluzioni che incoraggino la transizione alla fibra ottica senza penalizzare gli utenti o limitare la competitività del settore. La questione si riflette dunque non solo nei numeri delle bollette, ma anche in una necessaria analisi di come queste misure possano plasmare il futuro delle connessioni internet in Italia e oltre.