La questione della crisi abitativa è diventata un tema cruciale in molte città italiane ed europee. In Italia, la campagna “Vuoti a rendere” sta mobilitando consapevolezza e azioni concrete per affrontare l’enorme numero di case sfitte presenti nel Paese. Gli attivisti di Torino hanno lanciato un’iniziativa per sollecitare il consiglio comunale a intervenire e ridurre la quantità di alloggi inutilizzati. Il dibattito si arricchisce di comparazioni con altre nazioni europee, dove simili misure sono già operative.
A Torino, la campagna “Vuoti a rendere” si è diffusa rapidamente, raccogliendo oltre tremila firme in sostegno a una delibera popolare. Questa proposta, in fase di discussione dal consiglio comunale, mira a tassare e, se necessario, requisire gli immobili inutilizzati da oltre due anni. Le attività dei proprietari che non utilizzano i loro alloggi generano costi sociali significativi, e pertanto si parla di sanzioni fiscali e di riutilizzo degli spazi vuoti. Gli attivisti sottolineano come la responsabilità di tenere gli immobili sfitti ricada sui proprietari, i quali devono affrontare le conseguenze delle loro scelte. La risposta della politica è attesa, in quanto il voto del consiglio potrebbe determinare un precedente importante per altre città italiane.
In Italia, le pratiche fiscali coinvolgono la dichiarazione delle case sfitte nel modello 730, senza però incidere sul calcolo del reddito dei fabbricati. Se l’abitazione non locata si trova nello stesso comune del proprietario, non è prevista l’Imposta sul reddito delle persone fisiche né altre imposte locali. Tuttavia, se si tratta di un immobile situato in un’altra località, il valore dell’immobile influisce sulla base imponibile Irpef. La fiscalità sui beni immobili sfitti è un tema delicato, che spesso porta a contrasti tra privati e istituzioni. I dati mostrano che la gestione delle case vuote è una sfida non solo a Torino, ma in molte città italiane, dove l’aumento degli affitti richiede risposte tempestive e articolate.
La proposta della campagna “Vuoti a rendere” ha generato un acceso dibattito politico. Le critiche principali provengono dalla Lega, il cui capogruppo accusa l’iniziativa di rappresentare un “esproprio proletario“. Questa posizione mette in evidenza i timori riguardo alla proprietà privata e alla libertà di mercato. D’altro canto, l’assessore al Welfare ha espresso il suo sostegno, sottolineando come le misure siano orientate principalmente verso chi possiede una grande quantità di immobili sfitti, senza penalizzare i piccoli proprietari. L’esito delle votazioni sarà determinante nel tracciare il nuovo corso su questo tema nella città piemontese.
Criticità simili sono riscontrabili anche in Francia, dove l’imposta sugli alloggi sfitti, chiamata “Taxe sur les logements vacants“, è in vigore da anni. Questa tassa si applica nelle zone urbane dove è evidente un disequilibrio tra domanda e offerta. Il numero di comuni che hanno adottato questa tassa è cresciuto costantemente, portando un aumento significativo delle aree coinvolte, le quali spaziano dalle grandi città a località più piccole. I proventi di questa imposta vengono utilizzati per sostenere famiglie a basso reddito attraverso programmi di ristrutturazione. L’esperienza francese offre importanti spunti per affrontare la crisi abitativa italiana, suggerendo che una tassazione ridotta sugli alloggi inutilizzati possa incentivare i proprietari a rimettere in circolo gli immobili.
Simili misure di tassazione delle case vuote stanno prendendo piede anche in altre città del mondo, come New York e Londra. A New York, è stato presentato un disegno di legge per tassare gli alloggi sfitti, mentre a Londra sono stati implementati aumenti delle tasse per le proprietà rimaste vuote per periodi prolungati. Le statistiche evidenziano un aumento significativo del numero di alloggi sfitti, complicando ulteriormente la situazione abitativa. Strategie alternative sono state adottate anche in Belgio, dove i proprietari di case vuote possono ricevere sanzioni pecuniarie piuttosto che tassi aggiuntivi, evidenziando la necessità di un approccio pragmatico nella lotta contro la crisi dell’abitazione.
Firenze ha intrapreso un percorso simile, legato al fenomeno dell’overtourism. L’amministrazione comunale sta incoraggiando i proprietari a ritirare gli immobili dal mercato degli affitti brevi offrendo rimborsi sull’Imu. Questa misura mira a limitare l’uso di abitazioni per scopi turistici, rivalutando così il patrimonio immobiliare a favore della comunità locale. Le decisioni di Firenze mostrano quanto sia necessario trovare soluzioni innovative e adattate alle specifiche realtà urbane, per affrontare sfide che non sono uniche ma condivise da molte città in Italia e nel mondo.
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