La recente crisi in Siria ha portato alla ribalta Abu Mohammad al-Jolani, il leader dei ribelli che hanno messo in discussione il regime di Bashar al-Assad. La sua figura, un tempo associata all’estremismo islamista, oggi si presenta sotto una nuova luce, con affermazioni di moderazione e richieste di pietà. La settimana scorsa, il suo gruppo ha dichiarato di avere abbattuto il regime dopo decenni di governo del partito Baath. Questo cambiamento di comportamento potrebbe segnare un punto di svolta nel territorio siriano e nelle relazioni con l’estero.
Abu Mohammad al-Jolani, noto anche con il nome civile di Amad ḤUsayn al-Shar’a, è un veterano del terrorismo islamico. Nato 42 anni fa a Riad, la sua famiglia proviene dalle alture del Golan. Sin da giovane, è stato esposto a un contesto di opposizione alla dinastia Assad; suo padre, noto oppositore, ha trascorso anni in carcere prima di fuggire in esilio. Negli anni 2000, al-Jolani si è unito ad al Qaeda in Iraq, un’esperienza che lo ha portato a ricoprire ruoli chiave in gruppi jihadisti fino a diventare comandante del Fronte al-Nusra, che in seguito si è trasformato in Hayat Tahrir al-Sham.
La sua carriera ha attirato l’attenzione internazionale, al punto che gli Stati Uniti hanno emesso una taglia di 10 milioni di dollari sulla sua testa. Tuttavia, oggi al-Jolani si propone come una figura diversa, spingendo per una nuova immagine che potrebbe attirare consensi sia a livello locale sia internazionale.
Negli ultimi messaggi pubblici, al-Jolani ha frequentemente fatto appello alla pietà nei confronti dei civili durante i conflitti. Nonostante il suo passato violento, il leader ha sottolineato l’importanza di una liberazione senza vendetta, esprimendo la sua volontà di muoversi con cautela. Questa apparente moderazione è accompagnata da un solecismo di comunicazione, particolarmente nei rapporti con i suoi alleati e avversari. Ha avvertito le forze alleate ad Assad di rimanere lontane dalla Siria, sottolineando che il conflitto interno è una questione che riguarda unicamente il popolo siriano.
Al-Jolani ha anche manifestato un approccio prudente riguardo ai futuri sviluppi, invitando i suoi miliziani a mantenere un atteggiamento realistico. La sua visione del futuro sembra essere meno carica di ottimismo e più focalizzata su un pragmatismo che potrebbe influenzare l’attuale panorama politico siriano.
La sua recente visita a Damasco ha sollevato più di qualche sopracciglio. Secondo fonti ribelli, al-Jolani si sarebbe inginocchiato e baciato il terreno in segno di rispetto al suo arrivo. Gestualità che, per alcuni, potrebbe rappresentare una riconciliazione con il passato, ma per altri è sintomo di un cambiamento strategico. Mentre molti si chiedono se al-Jolani possa veramente abbandonare le sue radici jihadiste, esperti militari come Mohamed Abdel Wahed avvertono che l’immagine di un politico moderato potrebbe servire agli interessi dell’ex capo jihadista.
Le domande su come al-Jolani gestirà la sua nuova posizione di potere rimangono aperte. Nonostante la retorica pacifica, le tensioni tra diverse fazioni ribelli, gruppi islamisti, e le forze governative continuano a permeare il panorama siriano. Emergono interrogativi su quale sarà il suo reale obiettivo e se la sua nuova facciata potrà realmente portare stabilità in un paese segnato da anni di conflitto. La situazione è fluida e potrebbe cambiare in un batter d’occhio, lasciando spazio a nuove dinamiche nel tessuto politico siriano.
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