Il decreto attuativo per il reddito di libertà, tanto atteso da chi lavora al fianco delle donne vittime di violenza, sta per essere emesso. Questo sostegno economico prende forma grazie ai fondi stanziati nella Legge di Bilancio 2024, con un obiettivo chiaro: fornire assistenza a coloro che affrontano situazioni di povertà, in particolare a chi ha già fatto richiesta all’Inps senza ricevere alcun aiuto. Nel contesto attuale, emerge un dubbio: le risorse sono sufficienti a coprire le reali necessità di chi ha subito violenza?
Nuovi fondi in arrivo per il sostegno economico
La Legge di Bilancio 2024 prevede un investimento di 10 milioni di euro all’anno per il reddito di libertà, importo che verrà ridotto a 6 milioni dal 2027. Le risorse saranno distribuite tra le Regioni in base alla popolazione femminile di età compresa tra 18 e 67 anni, secondo i dati forniti dall’Istat. La gestione dei fondi sarà a carico dell’Inps, che avrà 30 giorni dalla pubblicazione del decreto per trasferire le somme.
Il reddito di libertà si traduce in un contributo massimo di 500 euro al mese, erogabile per un periodo di 12 mesi. Con questa assistenza, si stima che circa 1.660 donne ogni anno possano ricevere aiuto. Tuttavia, il numero di beneficiarie è contenuto rispetto alla grande richiesta. Molte di esse hanno già presentato domanda in passato, ma non hanno ricevuto il sostegno per carenza di risorse, un problema che continua a mettere in evidenza l’urgente necessità di maggiore finanziamento per i servizi destinati alle donne che cercano di liberarsi da situazioni insostenibili.
Dati importanti, pubblicati in occasione della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, evidenziano un incremento delle richieste di aiuto presso i Centri Antiviolenza , con 61.514 donne che hanno chiesto assistenza nel 2023, segnando un aumento dell’1,4% rispetto al 2022 e un impressionante +41,5% rispetto al 2017. Ogni giorno, gli operatori dei centri ricevono nuovi casi, il che mette in luce la drammaticità di una situazione che non accenna a ridursi.
Il reddito di libertà: un aiuto concreto per le donne in difficoltà
Iniziativa introdotta durante la pandemia, il reddito di libertà si propone come una misura fondamentale per coloro che vivono in condizioni di grave precarietà economica e che hanno subito violenza. Questo contributo non è compatibile con l’assegno di inclusione, permettendo così di garantire un sostegno mirato a chi affronta problemi straordinari o urgenti. Le richieste devono essere presentate all’Inps durante tutto l’anno, dal 1° gennaio al 31 dicembre, con priorità a quelle non evase precedentemente.
La registrazione presso i CAV e il supporto dei servizi sociali sono passaggi fondamentali per ottenere il reddito di libertà. Questi centri offrono un percorso di accompagnamento verso l’emancipazione, certificando il bisogno economico delle donne attraverso documentazione specifica. La necessità di un percorso chiaro verso l’autonomia è un punto cruciale, dato che le difficoltà economiche continuano a rappresentare un ostacolo insormontabile per molte donne costrette a lasciare situazioni di violenza.
Come presentare la domanda di reddito di libertà
Per accedere a questo importante sostegno, le donne devono seguire una serie di passaggi. È necessario presentare un’autocertificazione attestante la propria situazione, insieme a una dichiarazione firmata dal rappresentante legale del CAV, che confermi l’inizio di un percorso di autonomia. Inoltre, è richiesta una documentazione del servizio sociale di riferimento, che certifichi lo stato di bisogno.
Le domande rimaste in sospeso negli anni precedenti potranno essere ripresentate, ottenendo priorità. Questo è un aspetto cruciale, poiché riflette la volontà di rimediare a situazioni di disguido che hanno colpito le più vulnerabili. Solo una volta esaurita questa fase, sarà possibile effettuare nuove richieste, un passaggio necessario per garantire che chi ha già atteso a lungo possa finalmente ricevere ciò di cui ha bisogno.
La gestione e l’assegnazione di questi fondi saranno un banco di prova per le istituzioni, chiamate a dimostrare un impegno concreto nel supporto alle donne vittime di violenza. Ora, le speranze sono riposte nel prossimo rilascio di questo decreto, fondamentale per il futuro di molte e per la lotta contro una piaga che continua a colpire la nostra società.