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Genitori acconsentono a ritocchi estetici per figlie: dramma a Milano

L’attenzione verso l’estetica e l’immagine personale ha raggiunto nuove vette, soprattutto tra i giovani. Roberta Lovreglio, coordinatrice nazionale dei Centri di Medicina Rigenerativa della LILT , analizza questo trend preoccupante in un’intervista in cui descrive la crescente pressione sociale che spinge i ragazzi e le ragazze a sottoporsi a interventi di chirurgia estetica sempre più precoci. Un fenomeno che si inserisce in un contesto culturale ricco di aspettative e miti legati alla bellezza.

La chirurgia estetica come moda giovanile

Roberta Lovreglio evidenzia come la chirurgia estetica stia diventando una vera e propria moda tra i giovanissimi. Interventi che riguardano naso, labbra e seno vengono effettuati a partire da età incredibilmente basse: a 13 anni si iniziano a richiedere ritocchi alle labbra, a 14 ci si concentra sugli occhi e a 18 ci si sottopone a operazioni al seno. La coordinatrice collega questa tendenza a un fenomeno socioculturale che ha trasformato la pubertà in un percorso volto a conformarsi a standard di bellezza che promettono felicità e successo sociale. Lovreglio usa espressioni forti per descrivere le preoccupazioni di una generazione segnata dall’ossessione per l’apparenza, dicendo chiaramente che abbiamo in atto una vera e propria “generazione botox“.

Questa frenesia per l’aspetto esteriore non è un semplice capriccio, ma piuttosto una manifestazione di un profondo desiderio di accettazione e conferme da parte dei coetanei. In un’immagine riflessa nello specchio, molte bimbe vedono non solo il loro aspetto, ma un’ideale di bellezza costruito dai social media e dall’influenza delle celebrità. Lovreglio chiarisce che esiste un contrasto netto tra questa nuova generazione e quelle di ragazze che si dedicano ad attività come sport, studio e relazioni senza sentirsi oppresse dalla pressione estetica.

Storie di disagio e dismorfia

Una delle storie raccontate da Roberta Lovreglio è quella di una giovane che, dopo un intervento di rinoplastica, ha cominciato a percepire dettagli impercettibili del proprio naso, come delle piccole asimmetrie. Questo aneddoto descrive un profondo malessere interiore, dove un piccolo difetto invisibile agli altri è diventato motivo di grave disagio per la ragazza. La richiesta di un secondo intervento per correggere una dismetia che era solo nella sua mente rappresenta un campanello d’allarme dei rischi legati alla chirurgia estetica, dove la soggettiva percezione di sé può portare a circoli viziosi di insoddisfazione e interventi ripetuti.

Lovreglio sottolinea il ruolo di genitori nell’accettare o meno le richieste dei propri figli in merito a questi interventi. Se in alcuni casi il padre può apparire accondiscendente, spesso è la madre il punto di riferimento per queste scelte. È comune che alcune mamme, guidate da esperienze personali, possano proiettare sulle loro figlie un ideale di bellezza che hanno già scorso. La combinazione di aspettative familiari e sociali rende particolarmente difficile per i giovani affrontare il tema dell’espressione estetica.

La moda delle labbra alla russa

Tra le tendenze più recenti, Lovreglio menziona in particolare il culto delle labbra alla russa, un intervento che ha guadagnato popolarità tra le giovanissime. In molti casi, si formano vere e proprie comunità online dove si raccolgono fondi per finanziare le iniezioni di acido ialuronico. Questa pratica ha trasformato il momento di autocura in una sorta di rito sociale, spesso vissuto nel segreto della stanza da letto o durante i brevi momenti di pausa dalla vita quotidiana, schiavi del telefonino.

Questa ricerca di perfezione resta focalizzata sull’immagine riflessa nello specchio, dove le giovani si confrontano con i filtri delle app fotografiche che mostrano corpi e visi dalla bellezza irraggiungibile. Le pressioni sociali spingono queste ragazze a intraprendere una “scalata verso il paradiso“, in cerca di un’accettazione che sembrano poter ottenere solo attraverso il ritocco estetico. Questo fenomeno, sottolinea Lovreglio, richiede una risposta educativa: è fondamentale portare consapevolezza nelle scuole sulle conseguenze di queste scelte, affinché le nuove generazioni possano affrontare il tema dell’estetica con un nuovo approccio, più sano e consapevole.

Marco Rossetti

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