La situazione in casa Stellantis si fa sempre più grave e porta pesanti conseguenze per i lavoratori. Con Maserati alle prese con un calo significativo delle vendite, la casa automobilistica ha deciso di ridurre i suoi ordini, dando il via a un effetto domino che ha colpito direttamente la giapponese Yazaki. Questo ha portato a un’ondata di licenziamenti che ha scosso il mondo del lavoro nel settore automotive, specialmente nell’area torinese.
La crisi di Maserati e il suo impatto sull’indotto
Maserati, una delle marche più rappresentative del panorama automobilistico italiano, si trova attualmente a far fronte a una crisi senza precedenti. La casa automobilistica ha registrato una flessione nelle sue vendite, costringendo la direzione ad adottare misure drastiche come la riduzione degli ordini. Tra le conseguenze, l’azienda Yazaki, specializzata nella produzione di cablaggi per autovetture, ha comunicato il licenziamento di ben 52 operai su un totale di 75 presso la sua sede di Grugliasco, nei pressi di Torino. A far compagnia ai dipendenti licenziati, c’è anche la notizia del trasferimento del magazzino dell’azienda, ora spostato in Campania, insieme alla chiusura definitiva del servizio di assistenza clienti.
La crisi di Maserati non si limita a questa singola azienda. Il suo stabilimento di Mirafiori, infatti, è momentaneamente chiuso e non riprenderà le operazioni fino a gennaio, a causa della mancanza di ordini. Durante questo periodo di inattività, la produzione ripartirà solo per i modelli Granturismo e Grancabrio, due simboli del marchio, ma la situazione non sembra promettere bene. Al momento, lo stabilimento è in grado di assemblare solo una decina di auto al giorno.
La reazione dei sindacati e delle associazioni di categoria
Le reazioni di sindacalisti e rappresentanti delle associazioni di categoria non si sono fatte attendere. Giusy D’Agostino, della Filcams Cgil, ha sottolineato come questa procedura di licenziamento equivalga a una vera e propria chiusura dell’attività, evidenziando il dolore e il disorientamento dei lavoratori. Triplicato a pochi anni di distanza, il numero di licenziamenti non fa che approfondire la sensazione di precarietà nel settore, facendo presagire possibili ulteriori difficoltà per i lavoratori rimasti.
Nel corso di un incontro previsto con i sindacati, programmato per mercoledì 11 dicembre presso l’Unione industriali di Torino, si spera di trovare soluzioni per mitigare l’impatto di questa crisi. Tuttavia, canali di dialogo si presentano fin da subito piuttosto ristretti. “Negli anni migliori eravamo in 120,” racconta Pietro Bello, operatore di Yazaki, ponendo l’accento sul fatto che l’attività ora si concentra principalmente sull’export verso i marchi francesi di Stellantis. A far eco alle sue parole, Giusy D’Agostino esprime preoccupazione per l’eclissi che attualmente investe il settore automotive e la mancanza di soluzioni in vista, sottolineando quanto il lavoro sia costantemente minacciato.
La situazione di Yazaki e gli altri licenziamenti nell’industria automotive
Yazaki non è l’unica compagnia ad affrontare una riduzione della forza lavoro. In aggiunta ai 52 licenziamenti comunicati dalla giapponese, è importante considerare i 97 già annunciati dalla Trasnova negli stabilimenti di Stellantis localizzati a Pomigliano d’Arco, Mirafiori, Piedimonte San Germano e Melfi. I lavoratori di Trasnova, in segno di protesta, hanno organizzato un presidio permanente e hanno persino indirizzato una lettera al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, chiedendo supporto e attenzione.
Il panorama generale è decisamente preoccupante. Le proiezioni indicano che nel 2024 le linee di produzione Stellantis potrebbero generare circa 500.000 veicoli, una cifra che segna una diminuzione di circa 170.000 vetture rispetto all’anno precedente. Un calo drammatico, se si pensa ai tempi d’oro in cui Fiat produceva annualmente 1,4 milioni di auto. Il futuro appare incerto, e le prospettive per chi lavora nel settore continuano a dileguarsi.
Incontro tra Stellantis e il governo: possibili sviluppi futuri
Nell’ambito di questa cruda realtà, si attende con ansia un incontro tra i delegati di Stellantis e il governo, fissato per martedì 10 dicembre al Mimit. Il ministro Urso ha manifestato disponibilità a dialogare con Stellantis, a patto che l’azienda si impegni in investimenti, produzione e mantenimento dell’occupazione. Tuttavia, la posizione del governo attualmente è caratterizzata da una netta chiusura a ulteriori incentivi, una linea dura che potrebbe rendere le cose ancora più difficili per un settore già in difficoltà.
Con le tensioni in aumento e i licenziamenti che continuano a colpire l’indotto, è chiaro che il settore automotive italiano sta attraversando un periodo di grande instabilità e che i prossimi mesi si profilano come decisivi per il futuro delle aziende e dei loro dipendenti.