La stagione natalizia si avvicina e con essa arriva il momento di preparare i menu delle festività. Quest’anno, tuttavia, una combinazione di rincari e imprevisti legati ai cambiamenti climatici sta riscrivendo le tradizioni culinarie italiane. Secondo un’analisi di Coldiretti/Ixé, il 57% degli italiani non è disposto a rinunciare a un abete natalizio dal costo medio di 39 euro, ben presente in 3,7 milioni di case. Ma è a tavola che si concretizzano i più significativi cambiamenti, con effetti diretti sulla scelta degli ingredienti.
Il granchio blu e la crisi delle vongole
Ad aprire la danza delle variazioni nel menu festivo è un nemico insidioso: il granchio blu. Questa specie aliena ha avuto un impatto devastante sulle vongole veraci italiane, tradizionale elemento della cena della Vigilia. Con la produzione di vongole che subisce un duro colpo, specialmente nel nord Italia tra Emilia-Romagna e Veneto, i prezzi di queste prelibatezze hanno subito un’impennata impressionante. A riportarlo è la Borsa Merci Telematica Italiana , evidenziando come i costi siano passati da 8 euro al chilo nel 2022 a un attuale straordinario picco di 18 euro, rendendo difficile l’accesso a questo alimento fresco e locale per molte famiglie.
I ristoratori e chef, costretti a ripensare le loro proposte gastronomiche, stanno già optando per alternative. Sulle tavole di Natale troveranno spazio le ostriche Made in Italy e i lupini di mare, in modo da colmare il vuoto creato dalla scarsità delle vongole. Questo spostamento non solo rappresenta una necessità economica, ma anche una nuova tendenza nell’uso di prodotti ittici italiani che prima non erano così prominenti nel periodo natalizio.
Lupini e ostriche: nuove scelte sul menu
E se le vongole veraci soffrono, i lupini non mostrano segni di crisi. La disponibilità abbondante in Adriatico consente una riduzione dei costi, rendendoli una valida alternativa. In effetti, i prezzi dei lupini si sono abbassati del 10% nell’ultimo anno, oscillando tra 5 e 8 euro al chilo, a seconda della dimensione, un dato che potrebbe incoraggiare chi cerca di rimanere all’interno di un budget alimentare durante le festività.
In aggiunta, il mercato delle ostriche sta girando verso una sempre maggiore domanda. La produzione nostrana di ostriche si attesta attualmente intorno alle 200 tonnellate l’anno, ma non basta per soddisfare il fabbisogno della clientela, oltre il 90% delle ostriche consumate in Italia arriva dall’estero. Tuttavia, alcune aziende italiane offrono una varietà di ostriche a diverse fasce di prezzo, in modo da rendere il prodotto accessibile a più consumatori. Una piccola ostrica costa attualmente intorno ai 4 euro al chilo, mentre le pregiate del Delta del Po possono arrivare a oltre 40 euro al chilo. Una situazione che sta stimolando l’interesse verso il prodotto nazionale.
Rivoluzione dei prezzi nei settori ittici
Questa nuova realtà di mercato ha portato ad una doppia sorpresa: oggi 1 kg di vongole costa più delle ostriche, una situazione inimmaginabile fino a poco tempo fa. Armando Tandoi, presidente di Oyster Oasis e produttore nel settore, ha evidenziato come il prezzo del pesce bianco e dei crostacei sia aumentato, toccando picchi da quattro a cinque volte superiori rispetto alle ostriche. Le sfide attuali fanno dunque emergere la necessità di promuovere l’ostrica italiana, sostenendo che una revisione dell’aliquota IVA potrebbe favorire un consumo più sostenibile e accessibile.
Nuove frontiere: frutta tropicale in Sicilia
Ma non solo il mare sta subendo mutamenti nelle nostre tradizioni natalizie. Un’altra novità significativa proviene dalla Sicilia, dove il cambiamento climatico ha reso possibile la coltivazione di frutta tropicale come avocado e mango. Questi frutti, originariamente esotici, sono diventati una realtà italiana grazie alle nuove coltivazioni avviate alle pendici dell’Etna. Durante il periodo natalizio, i mercati si arricchiscono di questi freschi prodotti, offrendo ai consumatori un assaggio di tropicalità, ma non senza un impatto sui costi del carrello della spesa.
Aumento dei prezzi e sprechi alimentari
Secondo il Codacons, i rincari che colpiscono il settore alimentare si attestano mediamente su un +3,2% rispetto all’anno precedente. Ma non è solo una questione di prezzi alti; gli sprechi alimentari durante le festività rappresentano un vero e proprio paradosso. L’Osservatorio Sigep ha evidenziato che durante il periodo natalizio avanza una grande quantità di prodotti come panettoni, pandori e pandorini. È interessante notare come, nonostante l’aumento dei prezzi, l’industria pasticcera prevede una crescita dei consumi dell’1,5%, per un valore complessivo che si aggira attorno agli 11,4 miliardi di euro. Un sondaggio condotto da Too Good To Go ha rivelato che l’86% degli intervistati ammette di sprecare più cibo durante le ricorrenze di fine anno.
A fronte di tali tendenze, il panorama alimentare italiano si trova a dover affrontare sfide e opportunità, con un occhio sempre attento a preservare le tradizioni culinarie e a rispondere alle esigenze di un mercato in continua evoluzione.