Con l’improvviso crollo del regime di Bashar al-Assad nelle mani della milizia Hayat Tahrir al-Sham , la Siria si trova a un bivio storico. L’insurrezione, guidata da Mohammed Abu Mohammed al-Jolani, ha messo fine a oltre 50 anni di dominio della dinastia degli Assad con una rapidità sorprendente. Questo cambiamento radicale non solo ha sollevato interrogativi sul futuro del Paese, ma ha anche acceso speculazioni sulle vere intenzioni di HTS e le sue possibili evoluzioni.
Chi sono i miliziani di Hayat Tahrir al-Sham?
L’Hayat Tahrir al-Sham è emersa come forza dominante nella rivolta siriana, consolidando il suo potere nel corso degli anni. Originariamente composta da membri di Jabhat al-Nusra, la formazione aveva legami storici con Al-Qaeda, affiliandosi alla rete di Osama Bin Laden nel 2011, durante le prime fasi delle proteste contro il regime di Assad. Fondata da al-Jolani, un ex-militante con esperienza in Iraq, il gruppo ha cercato di unificare i vari movimenti ribelli sotto una bandiera islamica, con l’obiettivo di instaurare una governance che rispetti rigorosamente la sharia.
Nel 2016, Jabhat al-Nusra ha ufficialmente interrotto i collegamenti con Al-Qaeda, decidendo di operare sotto un nuovo nome e concentrandosi sulla creazione di un’alleanza tra forze di opposizione. Questa scelta strategica ha permesso di mantenere il controllo su consistenti porzioni del territorio siriano, in particolare l’area di Idlib, al confine con la Turchia. Al-Jolani, che ha saputo guadagnarsi un seguito tra i ribelli locali, ha mostrato abilità nel gestire le alleanze e nel riequilibrare il potere in un contesto di conflitto complesso.
L’ideologia di Hayat Tahrir al-Sham
L’ideologia di HTS è profondamente radicata nel salafismo-jihadismo, che giustifica l’utilizzo della violenza per ottenere l’instaurazione di un nuovo Califfato. Al-Jolani, il suo leader, ha promosso una visione chiara e inflessibile: “il Paese deve operare sotto la sharia e non ci sono spazi per chi appartiene a minoranze religiose, coloro che, secondo lui, sono considerati ‘infedeli’.” Tali posizioni hanno portato l’organizzazione a essere etichettata come gruppo terroristico da Stati Uniti, Unione Europea e Nazioni Unite, un marchio che ha pesato sulla sua reputazione nel contesto internazionale.
Tuttavia, negli ultimi anni, al-Jolani ha dapprima radicalizzato il messaggio e poi lavorato a un’immagine più sfumata e moderata. Dalla sua dichiarazione del 2014, in cui ostentava le sue idee più estreme, ha modificato la sua strategia comunicativa, optando per un approccio meno aggressivo e più incline al dialogo. L’intervista rilasciata a CNN durante l’ultima offensiva, in cui si è dichiarato a favore della formazione di “istituzioni comunitarie”, è simbolica di questa trasformazione.
Sostegno internazionale e alleanze strategiche
L’avanzata di HTS non sarebbe stata possibile senza l’appoggio di attori regionali, in particolare la Turchia di Recep Tayyip Erdogan. Il governo turco ha visto nel gruppo una potenziale chiave per affermare la propria influenza in un Paese martoriato dalla guerra civile. Dai tempi della Primavera araba, Erdogan ha espresso un forte interesse a superare il regime di Assad, puntando su al-Jolani come alleato strategico. La Turchia ha fornito aiuti materiali e strategici, permettendo a HTS di rafforzare il proprio controllo sull’area di Idlib.
Al tempo stesso, la posizione della Russia e dell’Iran, due potenze che hanno sostenuto Assad, è diventata precaria con il collasso del regime. In questo contesto, i principali attori internazionali – tra cui Stati Uniti e Israele – stanno monitorando attentamente gli sviluppi, consapevoli dei rischi insiti nell’ascesa di un gruppo jihadista. Le schegge impazzite del potere siriano rappresentano non solo una minaccia potenziale, ma anche un’opportunità di cambiamento.
La nuova leadership siriana: quale futuro?
Con l’insediamento di HTS, la Siria si muove verso una fase di transizione piena di incognite. Al-Jolani ha inizialmente considerato di mantenere al governo il premier di Assad, Mohammed Ghazi Al-Jalali, ma le scelte politiche si sono evolute rapidamente. Attualmente, Muhammad Al-Bashir è stato indicato come il nuovo primo ministro di un “governo di salvezza” nazionale.
L’incertezza regna sovrana sul futuro della governance in Siria. Le formazioni di ribelli hanno dimostrato di avere difficoltà a stabilire un’amministrazione duratura e coerente. Sebbene vi sia una pianificazione per un governo di transizione, molti esperti dubitano della sua capacità di garantire stabilità, mentre alcuni temono che HTS e i suoi alleati possano cogliere l’attimo per consolidare ulteriormente il loro potere.
La situazione resta altamente instabile e il mondo intero attende di capire come si svilupperà la nuova leadership in Siria, il cui esito potrebbe avere ripercussioni enormi sulla geopolitica regionale e sulla sicurezza globale. La storia del Paese è giunta a un punto cruciale, e il futuro si fa sempre più difficile da prevedere.