Bari, un vaccino personalizzato contro il tumore delle vie urinarie: prima volta al mondo

Un innovativo trattamento per il carcinoma uroteliale, basato su un vaccino a mRNA personalizzato e immunoterapia, offre nuove speranze ai pazienti al Policlinico di Bari.
Bari, un vaccino personalizzato contro il tumore delle vie urinarie: prima volta al mondo - (Credit: www.open.online)

Un approccio rivoluzionario sta emergendo nel campo della lotta contro i tumori delle vie urinarie, con risultati promettenti che offrono speranza a molti pazienti. Al Policlinico di Bari, una 75enne affetta da carcinoma uroteliale ha vissuto un avvio di trattamento che potrebbe cambiare il corso della sua malattia, grazie alla combinazione di un vaccino a mRNA personalizzato e immunoterapia. Questa innovativa strategia terapeutica rappresenta una possibilità di prevenzione delle recidive tumorali, segnando una prima mondiale nella ricerca oncologica.

Una cura su misura: il vaccino “personalizzato”

La cura sviluppata al Policlinico di Bari è il frutto di una sperimentazione internazionale a cui partecipano oltre 110 centri in tutto il mondo. Nell’ambito di questo studio, è stato utilizzato un vaccino a mRNA, progettato in modo specifico per la paziente. Ma cosa rende questo vaccino “personalizzato”? Il processo inizia con l’analisi del DNA del tumore, dove si identificano le mutazioni specifiche che lo caratterizzano. Le proteine risultanti da queste mutazioni vengono quindi replicate dal vaccino, che viene “ritagliato” sulla base delle particolari esigenze del paziente. Insieme a questo, l’immunoterapia gioca un ruolo strategico, stimolando il sistema immunitario per potenziare la risposta antitumorale. Questa combinazione mRNA e immunoterapia si fonda sul principio simile a quello dei vaccini contro il Covid-19, portando un approccio innovativo nel trattamento del carcinoma uroteliale.

Il caso clinico al policlinico di bari

La storia della paziente di Bari rappresenta una vera e propria svolta nel campo della medicina oncologica. Dopo essere stata sottoposta a resezione completa della neoplasia, il personale medico ha dovuto affrontare un rischio di recidiva superiore al 50%. Per affrontare tale sfida, è stato effettuato un sequenziamento di nuova generazione del sangue periferico e del campione tumorale per identificare le mutazioni somatiche. Le informazioni ottenute hanno permesso di generare molecole di mRNA specifiche, destinate a colpire i neoantigeni riconducibili al tumore della paziente. Statistiche indicano che circa 30mila persone all’anno in Italia sono colpite da questo tipo di carcinoma, rendendo fondamentale il perfezionamento di terapie che possano avere un impatto significativo e duraturo nel contesto sanitario.

Il contributo della dottoressa mimma rizzo

Un elemento chiave di questo successo risiede nel lavoro della dottoressa Mimma Rizzo, che ha guidato l’equipe di ricerca. Originaria della Basilicata e con una carriera che l’ha vista formarsi e lavorare in diverse regioni italiane, Rizzo ha scelto di tornare al Sud per contribuire alla ricerca oncologica. La sua determinazione e passione per la scienza sono evidenti nelle sue parole, mentre sottolinea l’importanza di portare a casa dei pazienti cure che fino a poco tempo fa erano accessibili solo in altre regioni. Rizzo ha affermato che questo risultato rappresenta non solo un avanzamento scientifico per il Policlinico di Bari, ma anche una grande gioia personale nel vedere pazienti poter ricevere trattamenti innovativi vicino alle loro comunità. La strada per la cura di patologie complesse come il tumore della vescica è ancora lunga, ma queste iniziative rappresentano una luce di speranza per molti.