L’esplosione che ha colpito il deposito Eni di Calenzano, in provincia di Firenze, il 10 dicembre 2024, ha scosso la comunità locale e generato gravi preoccupazioni per la sicurezza delle infrastrutture industriali. Questo drammatico evento ha portato alla morte di cinque persone e causato ferite a 26 individui. Una rapida risposta dei soccorritori ha limitato le conseguenze ambientali dell’incendio, ma la causa rimane ancora da accertare e le autorità stanno conducendo dettagliate indagini.
Calenzano ospita uno dei più significativi depositi Eni, esteso su una superficie di 170.000 metri quadrati e operativo sin dal 1956. Questo sito industriale è strategicamente collegato tramite un oleodotto alla raffineria di Livorno e, secondo le dichiarazioni di Eni, contiene circa 152.000 tonnellate di oli minerali, di cui 132.000 tonnellate di gasolio. Nell’area si svolgono operazioni di stoccaggio, trasferimento e carico su autocisterne.
La violenta esplosione è avvenuta nelle pensiline di carico, precisamente mentre un’autocisterna stava effettuando il rifornimento. Le immagini di videosorveglianza confermano la catastrofe: pochi attimi e la cisterna si è innescata, producendo un boato avvertito a chilometri di distanza. La forza dell’esplosione ha generato un incendio che ha emesso una densa colonna di fumo nero, visibile da lontano. I Vigili del Fuoco, giunti rapidamente sul posto, sono riusciti a domare le fiamme in circa un’ora, evitando ulteriori danni, dato il significativo volume di combustibile stoccato.
Subito dopo l’incidente, è stata chiusa l’uscita Calenzano dell’autostrada A1, causando gravi disagi al traffico e problemi alla linea ferroviaria regionale che ha visto attivazione di bus sostitutivi. Gli ospedali della zona hanno aumentato i livelli di allerta per gestire eventuali emergenze.
Al momento non ci sono certezze sulle cause che hanno portato all’esplosione. Le autorità locali e gli esperti dovranno approfondire le indagini per comprendere la dinamica dell’evento. Secondo il presidente della Regione Toscana Eugenio Giani, citando testimoni tra gli autisti, pare che un difetto durante il rifornimento di una cisterna possa essere stato un fattore scatenante.
L’agenzia ARPAT, ente preposto alla tutela ambientale in Toscana, ha spiegato che l’incidente sarebbe stato causato dalla dispersione di vapori di idrocarburi che, sviluppandosi nell’area di carico, avrebbero incontrato un possibile innesco. Questa situazione evidenzia l’importanza di rigorosi controlli di sicurezza, dato che il sito è classificato come “a rischio industriale rilevante”, soggetto a norme severe come quelle stabilite dalla direttiva europea Seveso.
L’ultima ispezione dell’ISPRA nell’impianto risale al 2017. Da quell’epoca potrebbero essere state effettuate ispezioni da enti locali, come i Vigili del Fuoco, ma senza dati ufficiali, resta da vedere se ci siano stati eventuali problemi anteriormente all’incidente.
Il fumo nero che ha caratterizzato l’incendio è stato identificato come un segnale di combustione incompleta. Questo tipo di fumo indica la presenza di sostanze tossiche, tra cui idrocarburi e monossido di carbonio. Nonostante ciò, la gestione rapida dell’emergenza da parte dei Vigili del Fuoco ha limitato la dispersione di inquinanti nell’aria.
Upon stabilità la situazione, l’agenzia ARPA ha reso noto che le concentrazioni inquinanti a livello del suolo sono risultate trascurabili, non richiedendo campionamenti. La Regione Toscana ha confermato che non sussistono rischi per la salute della popolazione. La dispersione della nube tossica si è avvenuta a quote elevate, permettendo una rapida dissipazione delle sostanze nocive.
Tali eventi evidenziano l’importanza della tempestività nel contenere le emergenze industriali e l’importanza di una gestione efficace della situazione da parte dei servizi locali.
Un aspetto significativo di questa tragedia è stato l’uso per la prima volta del sistema nazionale di allerta IT-Alert, che ha inviato notifiche sui cellulari riguardo l’incidente. Questo sistema, attivo per informare i cittadini in caso di situazioni di emergenza, ha funzionato tempestivamente, informando le persone entro un raggio di 5 km se si trovassero nel raggio di pericolo.
Il messaggio inviato includeva dettagli cruciali sulle fuoriuscite di sostanze pericolose e invitava la popolazione a cercare riparo. Questa funzionalità evidenzia l’importanza della tecnologia nella gestione delle crisi, permettendo un’informazione rapida e diretta.
Il caso del deposito Eni di Calenzano rimarca situazioni critiche legate alla sicurezza dei siti industriali e la necessità di elevare l’attenzione verso la prevenzione e la gestione delle emergenze.
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