L’attuale situazione in Siria continua ad essere oggetto di dibattito tra esperti e analisti geopolitici. L’ex generale dell’Fsb, Evgenij Savostyanov, ha offerto una sua visione critica riguardo all’approccio della Russia in questo contesto. Secondo lui, le conseguenze della guerra civile siriana e l’intervento di Vladimir Putin sono più complesse di quanto possano apparire e riflettono un notevole costo politico e militare per Mosca.
Savostyanov ha enfatizzato che, per Vladimir Putin, la Siria rappresenta un asse cruciale per affermare la propria leadership sulla scena internazionale. In un’intervista al Corriere della Sera, l’ex generale ha esposto come Mosca abbia considerato la Siria una piattaforma per dimostrare il suo potere. Tuttavia, afferma, questo fardello risultante dall’appoggio al regime di Bashar al-Assad non ha fornito i ritorni sperati, richiedendo reperimenti significativi di risorse militari, politiche ed economiche.
Questo coinvolgimento, a lungo termine, sembra non portare alcun beneficio concreto per la Russia. La protezione del regime di Assad non ha solo esaurito forze significative, ma ha anche comportato una crescente vulnerabilità nei confronti di attori regionali come la Turchia di Recep Tayyip Erdogan, che ha approfittato della debolezza russa per aumentare la sua influenza nella regione.
Savostyanov ha delineato una visione inquietante per il presidente russo, sottolineando l’umiliazione personale che Putin ha dovuto affrontare a causa della diminuzione dell’autorità russa in Medio Oriente. Erdogan, secondo Savostyanov, ha portato Putin a fare un passo indietro, costringendolo ad attendere incontri e negoziazioni e chiudendo rivalità strategiche. Questo scenario ha sollevato seri interrogativi sull’efficacia della politica estera russa e sulla strategia di Putin, soprattutto in un contesto di rivalità geopolitica crescente.
Erdogan è descritto come un abile giocatore nel panorama geopolitico, capace di sfruttare le debolezze altrui. L’ex generale ha notato che il presidente turco ha chiuso il Bosforo agli accessi navali russi, limitando ulteriormente le opzioni turistiche e strategiche di Mosca nel Mar Nero. La situazione ha reso evidente che Mosca ha difficoltà a mantenere il suo status di potenza regionale, mentre i pregiudizi di potere si fanno sempre più palpabili.
Per quanto riguarda le potenzialità militari russe, Savostyanov ha messo in evidenza come la presenza di basi in Siria, nonostante le aspettative elevate, non abbia prodotto risultati significativi sul piano strategico. Il generale ha espresso la sua opinione sul fatto che gli schieramenti russi non siano in grado di affrontare le sfide in corso, specie ora che l’accesso al Mar Nero è parzialmente compromesso.
La situazione in Siria, da un lato, sarebbe vantaggiosa per Putin in un contesto più ampio, in quanto consentirebbe un ridimensionamento dell’impegno russo in un teatro difficile. Il generale ha sostenuto che la caduta di Assad potrebbe liberare preziose risorse da impiegare nel conflitto ucraino, dove le sfide sono diverse e richiedono un approccio decisamente più attivo ed efficace.
In un contesto dove le forze militari russe stanno attivamente impegnandosi in Ucraina, la decisione di ridurre il coinvolgimento in Siria potrebbe apparire ragionevole. Tuttavia, la riflessione di Savostyanov mette in luce ottenendo un quadro complesso di come la geopolitica ottimista di Putin possa avere conseguenze non da poco, riducendo il potere e l’influenza russa nel mondo.
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