Un’esplosione devastante ha colpito Calenzano, in Toscana, registrata dalle stazioni sismiche come un evento di magnitudo 0.9. Le autorità sono già al lavoro per chiarire le cause e le responsabilità di un incidente che ha riportato alla luce rischi latenti per la sicurezza pubblica. Gli effetti di questa tragedia sono stati drammatici: due persone hanno perso la vita, mentre tre risultano disperse. Le indagini della procura, illuminate dalle parole di coloro che hanno vissuto in prima persona l’accaduto, continuano a svelare una situazione complessa e allarmante.
L’incidente si è verificato presso il deposito Eni di Calenzano, un sito che già nel passato aveva sollevato preoccupazioni. Secondo testimonianze, le onde P di compressione, indicatori sismici, sono giunte dalla stazione di Carmignano alle 10:21:55, seguite da un boato che ha fatto tremare i vetri delle strutture circostanti. La tragedia ha già colpito duramente la vita di molti camionisti, con un bilancio che segna due morti e tre dispersi, molti dei quali erano presenti allo stabilimento con le loro autobotti. Le indagini condotte dalla procura di Prato, guidate da Luca Tescaroli, si concentrano sulle cause dell’esplosione e sull’eventuale responsabilità di chi gestisce l’impianto.
Il deposito, che si estende su 170 mila metri quadri, stoccava oltre 162 mila tonnellate di combustibili fossili, rendendolo un sito altamente pericoloso. Una relazione di Medicina Democratica risalente al 2020 aveva già messo in guardia sui rischi di incidenti gravi, suggerendo che una situazione di emergenza avrebbe potuto avere effetti devastanti sull’intera nazione. Ora, gli inquirenti stanno seguendo diverse piste tra cui una possibile fuoriuscita di liquido da un’autocisterna prima dell’esplosione.
Il deposito Eni di Calenzano è uno dei 25 siti in Toscana classificati come a rischio incidente rilevante. Nel corso degli anni, l’agenzia regionale di protezione ambientale, Arpat, ha condotto ispezioni nel 2017, nel 2020 e nel 2023. Nonostante i controlli, nel 2022 l’Arpat non ha chiesto ulteriori interventi, nonostante avesse già raccomandato azioni correttive riguardo alcuni aspetti del sistema di gestione della sicurezza. La gravità della situazione ha portato alla chiusura dello stabilimento, ora sotto sequestro per facilitare le indagini.
Tra i primi a giungere sul luogo dell’incidente c’era il tenente colonnello del Ris, Adolfo Gregori, esperto di esplosivi, che sta collaborando per escludere l’ipotesi del sabotaggio. La sensazione di insicurezza permane tra i cittadini e i lavoratori dell’area. La testimonianza di chi ha vissuto l’esplosione rivela angoscia e preoccupazioni per il futuro.
Tra i sopravvissuti, spicca la storia di Marco Giannini, un camionista di 53 anni. Ha narrato nel dettaglio come l’onda d’urto lo abbia investito mentre attendeva di entrare nel deposito. La potenza dell’esplosione ha ridotto in frantumi i vetri del suo veicolo e il terrore ha pervaso l’area. Marco ricorda di aver provato un attimo di svenimento, seguito dalla necessità urgente di mettersi in salvo. Riuscito a scappare e a raggiungere l’uscita, ha trovato altri conducenti sopravvissuti.
Queste esperienze mettono in luce non solo la paura immediata generata dall’incidente, ma anche l’impatto psicologico che eventi di questa portata possono avere su individui e famiglie. E non è solo questione di ferite fisiche; ci sono anche traumi duraturi che possono seguire chi ha vissuto un’esperienza così devastante.
Il profilo sanitario post-incidente si presenta critico. Alessandro Miani, presidente della Società italiana di medicina ambientale, ha avvertito sull’importanza di monitorare la qualità dell’aria e la presenza di sostanze tossiche nell’area. Sostanze come furani e diossine possono rimanere per lungo tempo nell’ambiente, e perciò la raccomandazione è quella di evitare di consumare frutta o verdura raccolta in quella zona finché non verranno effettuati tutti i controlli necessari.
Le misure preventive vengono quindi presentate come fondamentali per mitigare i rischi. Le autorità sanitarie consigliano di chiudere le finestre e di indossare mascherine per proteggersi dagli inquinanti aerei. In questo contesto, il dialogo tra la comunità e le istituzioni diventa cruciale, con il fine di affrontare le preoccupazioni sanitarie e garantire la protezione dei cittadini.
La situazione in atto a Calenzano rimane sotto severa attenzione, e le autorità continuano a lavorare per ottenere risposte che possano rassicurare una popolazione colpita da un evento tragico e inaspettato.
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