Luigi Mangione, il falso post di Burger King a Milano: «Non facciamo la spia»

Un presunto post di Burger King su un evento legato a McDonald’s si rivela falso, evidenziando l’importanza della verifica delle informazioni sui social media per combattere la disinformazione.
Luigi Mangione, il falso post di Burger King a Milano: «Non facciamo la spia» - (Credit: www.open.online)

Un recente episodio su social media ha catturato l’attenzione di molti, generando confusione e discussioni tra gli utenti. Si tratta di un presunto post di Burger King, condiviso su X, che recita «Non facciamo la spia» con riferimento a un evento drammatico legato a un dipendente di McDonald’s. Analizziamo l’intera situazione e smontiamo il falso profilo di questo post.

Il contenuto e la diffusione dello screenshot

Nelle ultime settimane, un’immagine dello schermo sta circolando intensamente, mostrando un post attribuito all’account ufficiale di Burger King su X. In questo, il messaggio «We don’t snitch» fa riferimento a un presunto coinvolgimento di un dipendente di McDonald’s in un evento di cronaca nera legato a Luigi Mangione. Questa notizia ha subito sollevato il dibattito tra gli utenti, portando molti a credere che si trattasse di una vera comunicazione dell’azienda. Tuttavia, è cruciale accertare la veridicità di ciò che si legge sui social.

Il post in questione è datato 9 dicembre 2024. Malgrado ciò, non esiste nessuna traccia ufficiale di tale pubblicazione sulla timeline di Burger King, sollevando legittimi interrogativi riguardo alla sua autenticità. Oltre a questo, la comunicazione di Burger King, come molte altre aziende, segue specifiche linee guida di comunicazione e branding, rendendo inverosimile un post di questo tono.

Smascherare il falso: le evidenze tecniche

Analizzando più a fondo il presunto post, emergono chiari elementi di falsificazione. Lo screenshot presenta dettagli che non corrispondono più alla realtà dopo il cambio di nome di Twitter in X. Al momento dell’acquisto della piattaforma da parte di Elon Musk, diversi cambiamenti sono stati apportati alle funzionalità e all’interfaccia, in particolare in merito ai termini utilizzati. Ad esempio, le voci «Retweets» e «Quote Tweets» sono state sostituite rispettivamente da «repost» e «quote». Pertanto, qualsiasi screenshot che mostri le vecchie terminologie non può essere considerato genuino.

Oltre a questo, un altro aspetto rilevante è l’assenza di visualizzazioni sul post. La mancanza di questo dato fondamentale rende lo screenshot ancora meno credibile. Negli account ufficiali è consuetudine mostrare le metriche di coinvolgimento dei post, e l’assenza di tali informazioni è ulteriore prova che l’immagine è stata creata e diffusa con l’intento di ingannare.

Le conseguenze della disinformazione

Questo episodio mette in luce un aspetto importante della realtà dei social network: la rapidità con cui si propaga la disinformazione. La condivisione di contenuti falsi può avere conseguenze significative non solo per le aziende coinvolte ma anche per il pubblico, che rischia di essere fuorviato da notizie non verificate.

Nel caso specifico, Burger King si trova in una posizione delicata, poiché la comunicazione reputazionale è cruciale nel mondo del fast food, altamente competitivo e spesso al centro di critiche e polemiche. La gestione di una potenziale crisi di comunicazione diventa così essenziale per mantenere la fiducia dei clienti e la propria immagine.

In chiusura, è fondamentale approcciare le informazioni sui social media con un occhio critico, specialmente quando si trattano argomenti delicati, dove anche il finto rumor può generare danni. La verifica delle fonti è un passaggio imprescindibile nella lotta contro la disinformazione, per proteggere sia i brand coinvolti sia l’opinione pubblica.