L’8 dicembre, una data che segna ufficialmente l’inizio delle festività natalizie, ha visto un sussulto di umanità nel cuore di Milano. Un sessantenne della Bergamasca ha compiuto un gesto personale e significativo, portando dei panettoni ai clochard che si trovano in Piazza Duomo. Questa iniziativa, motivata da esperienze passate di difficoltà, mette in luce un mondo parallelo a quello festoso che si vive nella città. La storia di questo benefattore, che preferisce rimanere anonimo, è un invito a riflettere sulla condizione delle persone più vulnerabili.
Un viaggio nel ricordo
Il benefattore, che si è recato nella zona di Loreto prima di proseguire verso il Duomo a piedi, ha voluto rivivere emozioni legate alla sua infanzia e all’adolescenza. Cresciuto in una famiglia di modeste condizioni, ha ben chiaro il significato della sofferenza e della lotta quotidiana. Non sono stati pochi i momenti di difficoltà; ricorda chiaramente il 1977, un anno in cui, desideroso di una vacanza, non potette realizzare il suo sogno a causa della mancanza di risorse economiche. Così, insieme a un amico, partì facendo l’autostop, affrontando notti all’aperto e esperienze che lo hanno segnato.
Dormiָre su panchine e, in una occasione, persino su un palco a Siena, è stata un’esperienza che ha aperto i suoi occhi sul mondo. Riconosce di essere ben consapevole della vita di chi vive per strada, spingendolo a provare un profondo rispetto verso le persone in difficoltà. Non si considera speciale, ma una persona comune, che ha trovato nel suo lavoro la forza di affrontare la vita.
Il sapore della solidarietà
Il gesto di regalare panettoni ai senzatetto non è solo una manifestazione di generosità, ma una vera e propria tradizione personale che l’uomo ha instaurato nel suo modo di vivere la festività. La piazza, che decorata per le festività accoglie un gran numero di turisti e milanesi, rappresenta per lui un luogo di riflessione. Ogni anno approfitta del periodo festivo per riconnettersi con coloro che, per ragioni varie, si trovano ai margini della società. Anche se in passato ha limitato i suoi interventi a piccole donazioni e contribuzioni, nel 2019 ha persino partecipato attivamente a un pranzo per le persone assistite dalla Comunità Sant’Egidio.
La determinazione di voler fare qualcosa è chiara. Quest’anno, però, nonostante gli sforzi, non ha potuto soddisfare il desiderio di tutti. Le sue parole esprimono una profonda amarezza: «Non mi do pace per non essere riuscito ad accontentare tutti.» Questo rammarico lo motiva a organizzarsi meglio per il futuro, con l’intenzione di portare una quantità maggiore di panettoni e con l’auspicio di raccogliere aiuti da altri.
Un figlio e una lezione di vita
Il benefattore ha un figlio di vent’anni, ma il suo gesto non deve diventare una tradizione di famiglia. Il messaggio che intende trasmettere al giovane è semplice ma potente: il valore della generosità e la gratitudine. È un principio fondamentale che vuole che il figlio comprenda, senza influenzare la sua vita con aspettative e pressioni.
La vita dei senzatetto, così vicina ma spesso invisibile, confrontata con quella dei passanti in cerca di regali e decorazioni, rappresenta un conflitto sociale evidente. Milano, durante le festività, si trasforma in un palcoscenico di bellezza e luci, mentre sullo sfondo ci sono strade e vita dove i clochard sono costretti a nascondersi. Sono costretti ad alzarsi all’alba per non disturbare l’immagine perfetta della città, un’immagine che sembra ignorare le loro esistenze.
La realtà della notte e la necessità di donare
Riflettendo su ripercussioni dello stile di vita urbano, l’uomo nota come ci siano due mondi che coesistono, ma raramente si incontrano. L’umanità dei senzatetto emerge in questi contesti, richiamando l’attenzione sulla necessità di riconoscere la loro presenza. La frase che lo ha colpito, «Donare ti arricchisce», riassume il sentimentale impatto che questi piccoli gesti possono avere non solo su chi riceve, ma anche su chi dà.
Nella solitudine che sperimentano durante le feste, è più che mai importante evidenziare quanto possa apparire evidente la separazione tra la vita quotidiana di chi ha e chi non ha. L’empatia e la voglia di aiutare possono accorciare questa distanza, rendendo le festività non solo una celebrazione del consumo, ma un momento da condividere con chi soffre di più. L’impegno personale di questo benefattore rappresenta un passo significativo in direzione di questo obiettivo, dimostrando che anche i gesti più semplici possono avere un grande significato.