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Paghe da fame e mancato contratto integrativo da McDonald’s a Milano: dipendenti protestano

La situazione lavorativa all’interno di McDonald’s in Italia sta attirando l’attenzione per le condizioni di impiego dei suoi dipendenti. Le organizzazioni sindacali Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs hanno avviato una mobilitazione oggi, 10 dicembre 2023, in tutti i 700 ristoranti della famosa catena. Con una proposta di contratto aziendale in tasca, chiedono interventi per migliorare le condizioni lavorative, inclusi premi di risultato e la possibilità di passare da contratti part-time a tempo pieno. Questa azione mette in luce una realtà lavorativa caratterizzata da salari bassi e un contratto collettivo nazionale di lavoro che non risponde alle esigenze dei dipendenti.

Le proposte sindacali: premi e passaggi a tempo pieno

Nell’estate del 2023, i sindacati hanno presentato una serie di richieste per il contratto aziendale, mirato ad apportare miglioramenti concreti alle condizioni di lavoro. Tra queste, spiccano i premi di risultato, un cambiamento cruciale per incentivare e riconoscere adeguatamente il lavoro dei dipendenti. Inoltre, è stato evidenziato l’esigenza di facilitare il passaggio dai contratti part-time a quelli a tempo pieno. Attualmente, infatti, oltre il 70% dei lavoratori di McDonald’s opera con contratti part-time, spesso con ore ridotte che non garantiscono un salario dignitoso.

Sonia Paoloni, rappresentante di Filcams Cgil, mette in evidenza che l’attuale sistema in azienda rende difficile la crescita professionale, con i full-time che sono riservati solo ai ruoli dirigenziali. Per molti lavoratori, questo significa affrontare un ciclo di lavori precari e mal retribuiti. La paga media per chi lavora 32 ore settimanali si aggira intorno ai mille euro al mese, mentre chi ha contratti ancora più ridotti si ritrova a percepire circa 700 euro, un importo largamente insufficiente per affrontare le spese quotidiane.

Le poche garanzie economiche nel settore

Un altro punto di contrasto riguarda il contratto collettivo nazionale di lavoro, che prevede che gli operatori nel settore della ristorazione a catena debbano essere collocati al quinto livello. McDonald’s, tuttavia, alza la serranda, posizionando i propri dipendenti al sesto livello, creando una disparità economica. I sindacati insistono su questa questione, sottolineando la necessità di un’iniziativa che possa effettivamente portare a stipendi più equi attraverso l’implementazione di premi di risultato e maggiore flessibilità nella gestione delle ore lavorative.

A differenza di McDonald’s, altre aziende nel settore della ristorazione come Autogrill e Roadhouse hanno contratti integrativi che garantiscono migliori condizioni di lavoro e stipendi più alti. Questo confronto mette in luce quanto sia fondamentale l’implementazione di misure concrete per il miglioramento delle condizioni economiche dei dipendenti di McDonald’s.

Le risposte dell’azienda e l’attuale status quo

Nonostante le richieste sindacali, McDonald’s ha confermato la sua posizione di resistenza a discutere un contratto integrativo. Secondo l’azienda, la complessità organizzativa, con oltre il 90% dei ristoranti gestiti da franchising e 160 imprenditori indipendenti sul territorio nazionale, rende difficile trovare un accordo unico che possa essere applicato a tutte le realtà operative. McDonald’s ha fatto sapere che i propri licensees già offrono programmi e iniziative aggiuntive oltre a quanto previsto dal contratto collettivo nazionale.

Il fatturato di McDonald’s Development Italy parla chiaro: nel 2022 ha raggiunto i 579 milioni di euro, mentre l’utile ha toccato i 101 milioni, quasi raddoppiato rispetto all’anno precedente. Questo solleva interrogativi su come uno dei marchi più riconosciuti al mondo possa garantire un’iniziale retribuzione così bassa ai propri lavoratori. Con una spesa annuale per il personale di 81,4 milioni di euro, in media ciascun dipendente diretto guadagna circa 24.666 euro l’anno. Di fronte a questi numeri, le istanze dei sindacati sembrano acquisire sempre più rilevanza.

Questa mobilitazione segna un punto cruciale nel dibattito sul diritto al lavoro dignitoso e sulle condizioni occupazionali nel settore della ristorazione in Italia, ponendo sotto i riflettori le disuguaglianze economiche all’interno di un marchio di notorietà mondiale come McDonald’s.

Alessandro Romano

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