L’attuazione del Superbonus 110% si sta sviluppando in un contesto di crescente attenzione. Con obiettivi molto ambiziosi, il programma punta a riqualificare 35,8 milioni di metri quadrati entro la fine del 2025. Attualmente, i progetti inseriti nel ReGis ammontano a 60.756, corrispondenti a un valore di 13,73 miliardi di euro, e hanno già portato a un’efficienza di 17,58 milioni di metri quadrati, superando il target intermedio di 17 milioni a fine 2023. Tuttavia, i risultati non sono così positivi quando si considerano gli aspetti economici e la sostenibilità a lungo termine della misura.
Nel suo ultimo rapporto, la Corte dei conti ha fornito un’analisi dettagliata dell’impatto economico del Superbonus, mettendo in luce il contrasto tra i successi evidenti nella riqualificazione energetica e le incertezze economiche. Secondo i dati provvisori dell’Enea, il tempo di ritorno dell’investimento per i beneficiari del Superbonus è stimato in ben 35 anni, il che significa che non si raggiungerà metà dell’investimento prima del 2057. Questo dato appare preoccupante, considerando che molti degli impianti e dei materiali incentivati, come caldaie e pompe di calore, hanno una vita utile ben inferiore. La Corte ha quindi espresso forti riserve sull’efficacia complessiva di questa misura, suggerendo che l’analisi costi-benefici non è favorevole.
L’aumento del settore edilizio tra il 2019 e il 2023 è notevole, con una crescita del 73% che ha contribuito a un incremento del PIL del 5,4%. Tuttavia, la Corte dei conti ha messo in discussione il reale contributo del Superbonus a questo aumento, complicando il calcolo del rientro fiscale. Secondo le stime di Bankitalia, approssimativamente il 27% degli interventi nel periodo considerato sarebbe comunque avvenuto, anche senza l’agevolazione fiscale. Di fronte a un costo lordo complessivo di 123,24 miliardi di euro, gli investimenti aggiuntivi grazie al Superbonus raggiungerebbero i 82,3 miliardi, con un impatto diretto sul PIL corrispondente.
Cresce la pressione affinché il Governo Meloni rimoduli la misura, rilevando che c’è una grande eterogeneità quanto a rapporti costi-benefici tra i diversi interventi. La Corte dei conti suggerisce un sistema di detrazioni differenziate, in cui le aliquote sarebbero tanto più elevate quanto più efficiente è l’intervento selezionato. Questo approccio potrebbe ottimizzare il ritorno dell’investimento, aiutando a indirizzare le risorse verso le iniziative più promettenti.
Affrontando lo scenario energetico del 2030, che richiede un significativo miglioramento della situazione attuale, la Corte avverte che l’impatto del Superbonus non è sufficiente per garantire il raggiungimento degli obiettivi fissati dal Piano nazionale energia e clima. La conclusione è chiara: malgrado gli enormi investimenti e le aspettative iniziali, è fondamentale rivedere le strategie per evitare un disallineamento tra costi e benefici nel lungo termine.
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