Dal 1° gennaio 2025 saranno in vigore i nuovi coefficienti di trasformazione per la pensione, come stabilito dal Decreto Ministeriale del 20 novembre 2024. Questi valori sono essenziali per il calcolo della pensione contributiva e sono stati aggiornati per rispecchiare i recenti cambiamenti nella speranza di vita, un aspetto che ha subito un’importante evoluzione dagli anni della riforma Fornero del 2011. I coefficienti, infatti, vengono rivisti ogni due anni e hanno recentemente mostrato variazioni, legate anche agli effetti collaterali della pandemia. Scopriamo insieme i dettagli e le implicazioni di questi cambiamenti per i lavoratori prossimi al pensionamento.
I coefficienti di trasformazione per il biennio 2025-2026
Il Decreto del 20 novembre introduce una tabella con i nuovi coefficienti di trasformazione applicabili dal 1° gennaio 2025 fino al 31 dicembre 2026. Questi coefficienti svolgono un ruolo cruciale nel calcolo della pensione contributiva, abbassando l’importo pensionistico in seguito all’aumento delle aspettative di vita. Nella tabella presentata, sono elencati i divisori e i valori corrispondenti per diverse fasce d’età, da 57 a 71 anni. Ad esempio, per un lavoratore di 58 anni, il coefficiente è di 23,213, che corrisponde a una percentuale di 4,308%. Anche la fascia d’età di 67 anni ha un coefficiente di 17,831, con una percentuale di trasformazione più elevata di 5,608%.
In generale, si può notare che i valori sono in costante flessione, a testimonianza del peggioramento delle aspettative per le pensioni rispetto al passato. L’unica eccezione nell’ultimo periodo è stata registrata nel biennio 2023-2024, dove i coefficienti sono stati favoriti dall’effetto Covid, mostrando un leggero miglioramento rispetto agli anni precedenti.
Analisi dei nuovi coefficienti e impatto sulle pensioni
Prendiamo in esame un lavoratore che intende andare in pensione a 58 anni. Secondo i nuovi coefficienti, l’importo lordo annuo della pensione sarà circa 17.377,29 euro. Questo importo si calcola applicando il coefficiente di 4,308% sul montante contributivo ipotizzato di 415.109,17 euro. Tuttavia, se questo lavoratore maturasse il diritto di pensionamento dopo il 1° gennaio 2025, l’importo scenderebbe a circa 17.099,45 euro, generando una differenza annua lorda di 277,84 euro, ovvero poco più di 23 euro al mese.
Questo decremento annuo rappresenta una questione di rilievo per i lavoratori, poiché implica che attendere di più per andare in pensione non sempre si traduce in un aumento significativo dell’importo pensionistico. È fondamentale considerarne le implicazioni anche in termini di pianificazione finanziaria a lungo termine per coloro che si avvicinano all’età pensionabile.
Esempi pratici di pensionamento a 60 anni
Per valutare un altro scenario, esaminiamo il caso di un lavoratore che pianifica di andare in pensione a 60 anni, anche in questo caso dopo il 1° gennaio 2025. Se il montante contributivo è incrementato a 443.109,17 euro, sulla base di due anni aggiuntivi di contributi, il valore lordo della pensione annuale calcolato sarebbe strategicamente più alto, raggiungendo circa 21.484,28 euro. Questo rappresenta una differenza significativa rispetto alla pensione a 58 anni per chi va in pensione prima del 2025.
La differenza annua tra le due situazioni pesa ben 4.416,99 euro, corrispondente a circa 345,58 euro al mese. Il calcolo mostra l’importanza di pianificare un’uscita dal lavoro in modo strategico, considerando non solo l’età ma anche il montante contributivo, che incide notevolmente sull’importo finale della pensione.
Considerazioni sulle ipotesi di calcolo
Le simulazioni illustrate si basano su ipotesi di montante contributivo e non includono i possibili aumenti salariali o i coefficienti di rivalutazione previsti nei contratti. Quindi è chiaro che, per garantire una pensione adeguata, i lavoratori del comparto sicurezza e difesa devono tenere in considerazione il raggiungimento dell’età anagrafica prevista e massimizzare il proprio montante contributivo. La crescita dell’importo pensionistico è evidente con l’aumentare dell’età, che offre una sostanziale differenza per chi riesce a far crescere il proprio montante contributivo anche in modo limitato.
In questo contesto, il valore aggiunto derivante dal “moltiplicatore” di cui all’articolo 3, comma 7 del D.Lgs. 165/1997, può rappresentare un incremento significativo, aggiungendo una cifra considerevole al montante pensionistico. Con un beneficio di circa 2.930,75 euro lordi annui, si evidenzia ulteriormente come la pianificazione strategica rispetto all’età e ai contributi sia fondamentale per ottenere una pensione dignitosa.