La multinazionale turca Beko ha comunicato ufficialmente la chiusura di due stabilimenti e una linea produttiva nel sito di Cassinetta di Biandronno, in Italia. La decisione è conseguente a un piano di razionalizzazione che prevede la riduzione della forza lavoro di 1.935 unità, corrispondenti al 44% del totale dei dipendenti italiani. Questa situazione si è ulteriormente complicata dal recente scambio di opinioni con il ministro delle imprese, Adolfo Urso, che ha tentato senza successo di vedere modificato il piano industriale dell’azienda.
Beko ha ribadito la propria posizione riguardo al piano di razionalizzazione, chiarendo che non ci sarà alcun ripensamento. Maurizio David Sberna, responsabile delle relazioni esterne di Beko Europe, ha dichiarato apertamente che l’azienda sta affrontando consistenti perdite finanziarie in Italia, stimabili in circa 180 milioni di euro all’anno. Anche il 2025 non promette miglioramenti, considerando che, sebbene gli stabilimenti rimarranno attivi, non saranno in grado di sostenere la produzione necessaria a mantenere i posti di lavoro.
La situazione è complessa, con il declino del mercato degli elettrodomestici a influenzare pesantemente le decisioni aziendali. Il piano di razionalizzazione, quindi, non cerca solo di preservare l’equilibrio economico di Beko, ma si adegua a una realtà industriale dove la capacità produttiva non corrisponde più alla domanda. Nonostante il coinvolgimento della politica e del governo, le manovre per cambiare questo scenario sembrano destinati a fallire.
Nonostante il tentativo del ministro Urso di avviare un dialogo con Beko, le risposte dell’azienda non lasciano spazio a speranze. Infatti, le dichiarazioni di Sberna hanno chiarito che sebbene ci sia disponibilità a parlare con le istituzioni locali e i sindacati, i licenziamenti procederanno comunque. Le possibilità per i lavoratori di evitare questa situazione si fanno sempre più esili, creando un clima di tensione e preoccupazione.
Gianluca Ficco, segretario nazionale della Uilm e responsabile del settore elettrodomestici, ha dichiarato che le mobilitazioni degli operai continueranno, con l’obiettivo di opporsi ai licenziamenti. Le trattative, al momento, sono rimandate a gennaio 2025, lasciando i lavoratori in una fase di attesa e ansia.
Le scelte di Beko sono motivate anche dall’andamento negativo del mercato degli elettrodomestici, che ha visto una flessione significativa negli ultimi anni. Questi dati rilevati dall’azienda evidenziano una diminuzione della produzione in Europa e una crescente competitività da parte dei produttori asiatici. Tra il 2015 e il 2023, l’industria europea ha perso 9 milioni di pezzi venduti, scendendo da 49,1 milioni a 40,3 milioni, mentre la quota di mercato è passata dal 67,3% al 53,3%.
In questo contesto, Beko non è sola, avendo avviato piani di ristrutturazione anche in altri Paesi europei come Polonia e Regno Unito, dove la domanda non sembra risollevarsi. Questa analisi mette in evidenza un cambiamento generale nei consumi e una necessità di adattamento delle aziende, costrette a prendere misure drastiche per rimanere competitive. La situazione attuale crea incertezze e preoccupazioni sia per i lavoratori coinvolti che per l’intero settore degli elettrodomestici in Europa.
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