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Conto corrente, il giroconto di valuta estera non genera plusvalenze da tassare a Milano con Giorgio Rossi

La gestione delle finanze in contesti internazionali può sollevare interrogativi, soprattutto quando si tratta di conti correnti all’estero e delle implicazioni fiscali derivanti dai trasferimenti di denaro. Molti contribuenti si chiedono se un giroconto di valuta estera, cioè il trasferimento di fondi tra due conti correnti esteri di un medesimo titolare, possa generare plusvalenze tassabili. Di recente, l’Agenzia delle Entrate ha fornito chiarimenti necessari per orientarsi in questo ambito.

L’attività dell’agenzia delle entrate sulla gestione dei conti esteri

Con la risoluzione n. 60/E del 9 dicembre 2024, l’Agenzia delle Entrate ha esaminato un caso specifico riguardante un contribuente italiano con un conto corrente in valuta estera. Quest’ultimo, dopo aver aperto un nuovo rapporto bancario all’estero, ha deciso di trasferire i fondi dal conto precedente a quello nuovo, chiudendo il primo. Questo solleva la questione se tale operazione possa essere considerata una forma di prelievo di valuta, soggetta a tassazione.

La normativa italiana riguardo alle plusvalenze, delineata negli articoli 67 e 68 del Testo Unico delle Imposte sui Redditi , definisce quali operazioni possano generare redditi tassabili. In particolare, si analizzano i trasferimenti di valute estere e le cessioni a titolo oneroso, due termini fondamentali nel contesto fiscale. Comprendere come questi principi si applichino ai conti correnti esteri è essenziale per evitare sorprese fiscali.

Condizioni per la non tassazione dei trasferimenti tra conti correnti

Il punto cruciale, secondo le valutazioni dell’Agenzia, è che il trasferimento contestuale e di pari importo tra due conti correnti aperti dallo stesso titolare non è considerato fiscalmente rilevante. Questo significa che se un contribuente preleva una somma da un conto per depositarla in un altro, e l’importo è identico, non si creano plusvalenze tassabili, a patto che l’operazione rispetti determinati vincoli.

Non è sufficiente, però, che l’ammontare sia lo stesso: non devono sussistere acquisti di prodotti finanziari, o operazioni di investimento che possano generare profitti. Pertanto, il denaro deve rimanere all’interno di un sistema tracciabile, dove il contribuente è tenuto a rispettare le normative di monitoraggio fiscale.

Il caso delle criptovalute e le analogie fiscali

Un aspetto interessante emerso dalla risoluzione riguarda il parallelo tra i trasferimenti di valute tradizionali e quelli di criptovalute. Nel contesto della normativa fiscale, l’Agenzia delle Entrate ha sottolineato che anche le operazioni di trasferimento tra diversi wallet di criptovalute non sono soggette a tassazione, portando a una riflessione sull’equivalenza dei trattamenti per le diverse forme di moneta.

Questo approccio indica una chiara volontà di uniformare la disciplina fiscale riguardante i trasferimenti di fondi, sia nella dimensione tradizionale che in quella digitale. L’intento è quello di garantire maggiore chiarezza e coerenza nella gestione delle valute, al fine di evitare potenziali opportunità di evasione o utilizzi impropri.

Implicazioni pratiche per i contribuenti

Per i contribuenti italiani, la comprensione dei requisiti fiscali legati ai conti esteri è fondamentale. La mancata conoscenza delle normative può portare a errori nella dichiarazione dei redditi o, peggio, a sanzioni. È dunque consigliabile avvalersi di professionisti del settore, capaci di fornire consulenze adeguate per navigare nel complesso panorama fiscale. È soprattutto essenziale evitare di confondere le operazioni di trasferimento di pari importo con quelle illegittime che coinvolgono prelievi di valuta in contesti non tracciabili.

In sintesi, il sistema fiscale italiano offre ai contribuenti una linea guida precisa riguardante il trasferimento di fondi tra conti esteri, evidenziando come operazioni chiare e tracciabili non generano plusvalenze tassabili. Chi gestisce conti all’estero dovrebbe prestare attenzione a queste normative per garantire una gestione fiscale corretta e senza sorprese.

Giulia Martini

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