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Il Ppe fa a pezzi il divieto Ue di auto a benzina al 2035: «Regole da rivedere, non si può puntare solo sull’elettrico» – Bruxelles

Il dibattito sul futuro della mobilità europea si fa sempre più acceso. Il centrodestra europeo ha richiesto alla Commissione europea di rivedere il divieto alla produzione di auto a benzina e diesel, previsto per il 2035, sostenendo la necessità di un approccio più variegato rispetto alle tecnologie automobilistiche. La posizione del Partito popolare europeo , presentata in una recente conferenza stampa a Bruxelles, marca una svolta significativa in un tema di vitale importanza per l’industria automobilistica e per l’ambiente.

La richiesta del Ppe e il contesto europeo

Mercoledì 11 dicembre, il Ppe ha presentato il suo programma per «salvare l’industria automobilistica europea», evidenziando come il divieto attuale possa limitare l’innovazione e l’adozione di soluzioni alternative. Secondo il documento del Ppe, sarebbe opportuno riconoscere un mix tecnologico più ampio, che includa non solo veicoli elettrici, ma anche altre tecnologie alternative. Il discorso si colloca in un contesto dove l’industria automobilistica è sotto crescente pressione a causa delle normative sui cambiamenti climatici e delle aspettative su come il mercato si evolverà nei prossimi anni.

Secondo il Ppe, la transizione verso un futuro sostenibile dovrebbe integrare diverse soluzioni, permettendo così una maggiore flessibilità per i costruttori di auto. Nella loro visione, ciò non solo sostiene l’occupazione nel settore, ma anche la competitività delle aziende europee che potrebbero altrimenti trovare difficile adattarsi a un divieto totale. Le preoccupazioni esposte dal partito sottolineano l’importanza di garantire che le aziende automotive abbiano il tempo e le opportunità necessarie per evolvere efficacemente.

Il voto del 2023 e il futuro delle emissioni

La critica al divieto del 2035 colpisce un tema centrale del Green Deal europeo, approvato a febbraio 2023, in cui l’Unione europea si era posta obiettivi ambiziosi per raggiungere emissioni zero di CO2 entro il 2050. Quei regole, che spingono verso l’adozione di veicoli elettrici, sono state approvate con una maggioranza nel Parlamento di Bruxelles, ma il supporto politico ha iniziato a vacillare, con un Ppe che da tempo esprimeva riserve sui contenuti del provvedimento.

Nel voto di febbraio, la maggioranza dei rappresentanti del Ppe si dichiarò contraria a un’immediata esenzione del divieto, ma adesso, con una maggioranza politica più spostata a destra, le posizioni del partito si sono evolute. Attraverso una prospettiva diversa, il Ppe cerca ora di rappresentare una voce più forte nell’arena politica europea, e le sue richieste potrebbero influenzare le decisioni future della Commissione.

La risonanza di questa nuova posizione politica non deve essere sottovalutata. L’approssimarsi di regolamentazioni più severe mette sotto pressione non solo i produttori, ma anche i governi nazionali, i quali devono bilanciare gli obiettivi di sostenibilità con le esigenze economiche nazionali.

La giravolta del centrodestra e le alleanze politiche

Negli ultimi mesi, vi è stata una crescente tensione tra i gruppi politici europei, e il Ppe ha cominciato a ripensare le proprie alleanze nel Parlamento europeo. In campagna elettorale, il consenso rispetto al Green Deal era stato ampio, ma ora il Ppe si trova a fronteggiare una crescente insoddisfazione da parte degli operatori del settore automobilistico e dei cittadini.

Con il baricentro politico che si è spostato a destra, il partito sta aprendo le porte a critiche di fronte a un progetto in cui la transizione ecologica deve essere integra, senza compromettere l’industria e i posti di lavoro. Richieste di tempistiche più ragionevoli e di un’analisi delle diverse tecnologie sono diventate il faro della nuova strategia del Ppe, il quale punta anche a includere nella discussione argomenti come i carburanti alternativi, tra cui gli e-fuels e i biocarburanti.

Questa legittima preoccupazione potrebbe determinare una ristrutturazione delle alleanze politiche, poiché il Ppe si trova ora a scegliere tra mantenere legami con i partiti della sinistra o avvicinarsi a scelte più conservatrici.

Il piano del Ppe e le ripercussioni con la Commissione

Il documento presentato dal Ppe presenta un ampio ventaglio di richieste, tra cui anche la ridefinizione delle multe per le case automobilistiche che non rispettano i nuovi target di emissioni. Queste politiche, se implementate senza un’adeguata riflessione, porterebbero a sanzioni considerevoli che metterebbero in difficoltà un settore già provato.

Tali richieste si trovano a contrastare con le dichiarazioni di alcuni membri della Commissione europea, incluso il Commissario al Clima, Wopke Hoekstra, che ha finora difeso la necessità di mantenere la rotta stabilita dall’Unione. La sua affermazione di voler evitare un cambiamento di regole indiscriminato sta creando un confronto diretto tra le istituzioni europee e le richieste dei partiti, che spingono per una revisione delle politiche.

Teresa Ribera, la vicepresidente della Commissione, ha rincarato la dose, affermando che nessuno sta considerando un dietrofront rispetto al divieto del 2035. Tuttavia, le pressioni politiche stanno crescendo, e il Ppe sta cercando di far crescere un dialogo attivo con i diversi soggetti coinvolti nella questione, portando avanti una questione strategica per il futuro dell’automobile in Europa.

Rimanere aggiornati su queste dinamiche sarà cruciale per comprendere come si muoverà l’Unione Europea e quale direzione prenderanno le politiche ambientali nei prossimi anni, e come queste influenzeranno l’industria automobilistica e i consumatori europei.

Alessandro Romano

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