Un tragico evento ha colpito il deposito Eni di Calenzano, dove un’esplosione ha provocato la morte di cinque persone, incluso un dipendente dell’azienda, Vincenzo Martinelli. La vicenda ha sollevato interrogativi non solo sulle cause della tragedia, ma anche sul rispetto delle procedure di sicurezza nel sito. La procura di Prato ha avviato indagini e, nel frattempo, emergono dettagli inquietanti sulle condizioni di operatività dell’impianto e la gestione lavori da parte della ditta di manutenzione Sergen.
La lettera di allerta di Vincenzo Martinelli
Tra i documenti cruciali emersi, una lettera datata poco prima della tragedia scritta da Martinelli mette in evidenza i problemi riscontrati. L’autista, che stava rispondendo a una contestazione disciplinare, raccontava di “continue anomalie sulla base di scarico” mentre argomentava il suo rifiuto a completare un viaggio. Nella lettera, Martinelli descrive un malfunzionamento del braccio di erogazione della benzina, che avrebbe portato alla sospensione del carico. Riferendosi a questa situazione critica, egli esprimeva preoccupazione per le condizioni di lavoro, che si rivelavano difettose e potenzialmente pericolose.
Le problematiche riscontrate da Martinelli non erano isolate. Testimonianze raccolte mostrano che altri autisti avevano notato irregolarità simili, creando un quadro preoccupante che aggiunge tensione alla già complessa vicenda. In base alle indagini, il malfunzionamento dell’impianto di erogazione, associato a “chiara inosservanza delle procedure”, emerge come un fattore primario nella causa della strage.
La drammatica cronaca dell’esplosione
Il drammatico evento si è consumato il 9 dicembre, con l’esplosione verificatasi intorno alle 10 e 20. Secondo la ricostruzione fornita dal decreto di perquisizione della procura di Prato, due squadre di camion cisterna si trovavano in attesa di caricare gasolio. Tra i camionisti presenti c’erano Carmelo Corso e Davide Baronti, insieme a Martinelli e un altro collega. Quest’ultimo ha lanciato un allarme poco prima dell’incidente, notando del carburante fuoriuscire da alcuni tubi.
Testimoni hanno riportato una situazione confusa, con operai intenti a lavorare mentre le cisterne venivano rifornite di carburante. Questa manovra rischiosa è stata segnalata dai pubblici ministeri come una chiara violazione delle regole di sicurezza. Sembra che, mentre gli addetti agivano senza prendere le dovute precauzioni, il carburante si fosse accumulato, portando alla fatale esplosione.
Le indagini e le responsabilità
Le indagini hanno portato a un’analisi approfondita delle documentazioni aziendali, incluse le registrazioni delle manutenzioni eseguite dalla ditta Sergen, che avrebbe dovuto garantire la sicurezza dei procedimenti di rifornimento. I pubblici ministeri hanno indicato che la ditta era impegnata in lavori non appropriati presso le pensiline di carico, dove, come emerso dalle indagini, si riteneva dovessero essere eseguite delle operazioni di rimozione di valvole e tronchetti ma senza rispettare le opportune cautele.
In questo contesto, è stata avanzata l’ipotesi di reato di omicidio colposo e disastro, incentrata sull’inosservanza delle norme di sicurezza per prevenire incidenti sul lavoro. Non mancano dettagli raccapriccianti sul modo in cui le procedure di lavoro sono state gestite e sulla responsabilità che ricade sulle aziende coinvolte. La procura continua a raccogliere indizi e testimonianze, mentre le notizie circolano tra i colleghi, provocando preoccupazioni diffuse tra gli autisti.
La reazione di Eni e gli autisti
In risposta all’incidente, Eni ha espresso la propria volontà di collaborare con l’autorità giudiziaria per accertare le cause dell’esplosione. In un comunicato, l’azienda ha sottolineato l’importanza di effettuare verifiche tecniche rigorose e approfondite, ma ha anche affermato che non è possibile fare ipotesi premature sulla natura dell’impatto.
Nel frattempo, gli autisti che operano presso l’impianto si dicono increduli rispetto all’accaduto. Giuseppe, uno dei colleghi con decenni di esperienza, ha affermato che per loro l’impianto è considerato sicuro e che sono sempre stati seguiti i protocolli di sicurezza. Nessuno di loro, fino ad ora, era mai giunto a immaginare che potesse accadere un incidente tanto tragico, sottolineando la fiducia alla base della loro professione e l’inaspettata natura della calamità. La tensione è palpabile e il bisogno di chiarimenti è forte, così come il desiderio di una risposta concreta alle domande che sorgono da questa tragedia.