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L’esplosione di Calenzano, 1000 stabilimenti a rischio in Italia. “Controlli ogni 3 anni”

La recente esplosione avvenuta presso il deposito oli dell’Eni a Calenzano ha sollevato preoccupazioni riguardo alla sicurezza degli impianti ad alto rischio e all’importanza della formazione del personale. L’evento ha messo in evidenza vulnerabilità significative, spingendo alla riflessione sui protocolli di sicurezza e sulle prassi di controllo esistenti nel settore. Fabio Ferranti, dirigente dell’Ispra, commenta le implicazioni dell’incidente e le misure preventive in atto, senza minimizzare la gravità della situazione.

La questione della sicurezza ambientale

L’incidente ha colpito non solo le strutture fisiche del deposito, ma ha anche posto in risalto la questione della sicurezza ambientale più ampia. Fabio Ferranti definisce l’esplosione come un evento “anomalo, eccezionale”, sottolineando che anche le pensiline di carico possono diventare fonti di disastro. Le indagini sono in corso e, sebbene l’Ispra non sia direttamente coinvolta, la sensazione generale è che sia cruciale analizzare come e perché si sia concretizzato un tale rischio. Verifiche sul livello di preparazione del personale e sull’efficienza degli strumenti utilizzati potrebbero rivelarsi decisive per prevenire futuri episodi.

L’impianto di Calenzano, come molti altri, è stato autorizzato in passato, ma oggi le norme in materia di sicurezza suggeriscono di eseguire valutazioni su tutte le nuove strutture. Le regolazioni della direttiva Seveso hanno reso obbligatoria l’elaborazione di piani di emergenza che contemplano sia le misure interne di sicurezza che quelle esterne. Questi piani sono fondamentali per mitigare i rischi e garantire una risposta efficace in caso di incidenti.

Protocollo e normative vigenti

Il quadro normativo attuale prevede la classificazione degli impianti a rischio, che sono stati censiti seguendo la direttiva Seveso. Si parla di circa mille stabilimenti, suddivisi in quelli a soglia inferiore e superiore di pericolosità. Ferranti spiega che non si parla solamente di impianti per lo stoccaggio di materiali pericolosi, ma si include un’ampia gamma di strutture produttive. È previsto che ogni impianto notifichi periodicamente la propria situazione di sicurezza al Comitato Tecnico Regionale. Tuttavia, il rispetto di queste norme è essenziale per garantire la salvaguardia dei lavoratori e delle comunità circostanti.

Le ispezioni sono programmate con cadenza triennale, ma ci si chiede se questo lasso di tempo sia sufficiente. L’ultima ispezione presso l’impianto di Calenzano risale al 2017, con un piano di emergenza elaborato nel 2021 e una notifica riguardo la sicurezza ricevuta nel 2023. Potrebbero esserci state ispezioni supplementari da parte dei Vigili del Fuoco, ma non sono sempre evidenti. La domanda su quanto siano efficaci le pratiche di controllo rimane aperta.

Le risorse e la preparazione del personale

La gestione della sicurezza in questi impianti è un compito complesso, specialmente in vista della carenza di risorse umane. Con solo 10-15 ispettori per regione e appena 6 in funzione a livello nazionale, la pressione sui professionisti del settore è enorme. Nonostante le loro competenze siano elevate, è necessario un investimento continuo nella formazione per garantire che il personale possa affrontare efficacemente le sfide. L’incidente di Calenzano porta a riflettere sulla possibilità che strutture più piccole, senza le stesse risorse e supporti, possano affrontare rischi ben maggiori.

La questione centrale risiede nella preparazione e nella cultura della sicurezza all’interno delle aziende. Dopo un evento così catastrofico presso un’importante azienda come l’Eni, cresce la preoccupazione per la sicurezza in altre realtà industriali. Tuttavia, il pericolo non è necessariamente legato alla dimensione dell’impresa. Piuttosto, sono i processi interni e l’attenzione alle normative di sicurezza a determinare il livello di rischio.

La strada da percorrere verso una maggiore sicurezza

Il messaggio principale è chiaro: è necessario elevare gli standard di sicurezza in tutti gli aspetti delle attività industriali. Aumentare il livello di preparazione del personale è il primo passo. Ferranti insiste sull’importanza delle ispezioni, che devono abbracciare vari aspetti, dalla formazione professionale ai processi produttivi e all’organizzazione del lavoro. Ogni elemento gioca un ruolo cruciale nel prevenire eventi devastanti e nel difendere la salute pubblica e l’ambiente, come dimostra il recente incidente in Toscana. Le misure attuate devono garantire un miglioramento concreto e duraturo nella gestione della sicurezza nei vari impianti industriali.

Alessandro Romano

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