Un caso inquietante ha colpito la comunità di Ostia, sollevando interrogativi sulla fiducia e sulla sicurezza all’interno delle relazioni terapeutiche. Un noto psicologo, Moreno Ortoman, è stato condannato a quattro anni e due mesi di reclusione per violenza sessuale e cessione di sostanze stupefacenti a un paziente. La sentenza arriva a seguito di un’inchiesta iniziata nel febbraio 2022, culminando con la sospensione della professione del terapeuta per un periodo di quattro anni.
L’episodio al centro di questa storia si è svolto durante una seduta terapeutica che, nelle intenzioni dello psicologo, avrebbe dovuto promuovere il benessere mentale del suo assistito. Originario di Bolzano, Ortoman si era trasferito a Ostia dove esercitava da tempo. Durante una sessione apparentemente innocente, aveva invitato il paziente a fare una passeggiata lungo il mare con l’intento di condurre un esercizio di mindfulness. La situazione sembrava promettente: dopo la passeggiata, i due si sono diretti a pranzo in un ristorante locale.
Tuttavia, il giorno successivo, il paziente ha esperito una sensazione di smarrimento e allarme. Ricorda di aver mangiato e bevuto vino, ma successivamente, non ha più memoria di quanto accaduto. Si è svegliato ore dopo nell’appartamento del terapeuta, completamente nudo e con segni di violenza sul corpo. È emerso che Ortoman aveva offerto al suo paziente cristalli di metamfetamina, sostanza che il paziente ha assunto sotto pressione, dando il via a una spirale di manipolazione e abuso.
L’analisi della testimonianza del paziente ha rivelato una situazione di estrema vulnerabilità. L’uomo si trovava in una fase difficile della sua vita, ed è stato diagnosticato dallo stesso Ortoman come affetto da un “disturbo dipendente dalla personalità con tratti borderline“. Questo ha fornito al terapeuta un’opportunità per esercitare una forma di controllo, inducendo atti sessuali che avvenivano mentre il paziente era psicoattivamente alterato. La violazione della fiducia si è trasformata in una continua richiesta di favori inaccettabili, marcando un grave abuso di potere.
È necessario sottolineare come la denuncia da parte del paziente sia arrivata solo dopo mesi di abusi continuati. In un’udienza protetta, il paziente ha raccontato in dettaglio le violenze subite, fornendo agli inquirenti elementi fondamentali per la ricostruzione dei fatti. Le testimonianze raccolte e le evidenze fornite hanno condotto alla condanna di Ortoman, segnando un passo importante per la giustizia.
Dopo la denuncia, l’Ordine degli Psicologi non ha esitato a intervenire, avviando un procedimento di radiazione nei confronti del terapeuta. Nonostante il tentativo di impugnare questa decisione da parte dell’imputato, la sentenza finale del giudice ha confermato la gravità delle azioni di Ortoman che, attraverso un rito abbreviato, ha visto chiudere il processo con una condanna.
Questa vicenda non solo ha riflettuto l’indignazione del pubblico ma ha anche evidenziato la necessità di vigilanza nella deontologia professionale. È cruciale garantire che i pazienti, spesso fragili e vulnerabili, possano ricevere supporto senza timori di subire abusi. Il caso di Ostia funge da richiamo per tutti i professionisti del settore, sottolineando l’importanza di creare ambienti terapeutici sicuri e rispettosi.
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