La rimozione della kefiah dalla mangiatoia del Bambinello, esposto nell’Aula Paolo VI, ha suscitato un acceso dibattito. Questo particolare copricapo, simbolo della cultura palestinese, era stato inserito senza previo avviso e ha generato polemiche legate alle origini di Gesù. Con l’arrivo del Natale, la Santa Sede ha formalmente assicurato che il Bambinello sarà nuovamente presente nella notte tra il 24 e il 25 dicembre, rispettando così una tradizione profondamente radicata in tutti i Paesi.
Il controverso gesto artistico
Il 7 dicembre scorso, la kefiah era stata adagiata accanto al Bambinello, creando un collegamento tra l’arte e la tradizione. Tuttavia, la decisione di inserire questo elemento ha sollevato una serie di critiche da parte di alcune autorità israeliane, le quali hanno interpretato l’atto come una negazione delle radici ebraiche di Gesù Cristo. Le polemiche si sono amplificate dopo le dichiarazioni di alcuni esponenti, come il rabbino Giuseppe Momigliano, secondo cui l’inserimento della kefiah non rappresenta un buon passo verso un dialogo costruttivo e potrebbe contribuire all’aumento dell’antisemitismo.
La kefiah, secondo quanto dichiarato dagli organizzatori, era stata aggiunta all’ultimo momento dall’artista responsabile della composizione del presepe. La Sala Stampa Vaticana ha sottolineato che la scelta non riflette la volontà della Santa Sede, la quale ha optato per la rimozione della kefiah, per evitare ulteriori polemiche e malintesi riguardo alla rappresentazione di simboli religiosi.
La posizione della comunità di Betlemme
Taisir Hasbun, curatore dell’installazione artistica, ha voluto chiarire l’importanza dell’esposizione del presepe nella realtà di Betlemme. Per i palestinesi, questa rappresentazione ha un valore simbolico profondo, in quanto permette di far sentire la loro voce in un momento storico complesso. Hasbun ha spiegato a Vatican News che l’intento è di comunicare al mondo la presenza e il contributo della comunità palestinese. L’esposizione in Vaticano è vista come un’opportunità unica per mostrare la cultura e le tradizioni di una terra ricca di storia e significato.
Il curatore ha anche avvertito che la situazione di oggi rende cruciale che il messaggio di una comunità spesso trascurata possa arrivare ai visitatori e ai fedeli. La rimozione della kefiah, dunque, non ha oscurato totalmente il significato del presepe per Hasbun e per altri membri della comunità di Betlemme, i quali sperano che il dialogo continui nonostante le controversie.
Un Natale di tradizioni e significati
Con l’avvicinarsi del Natale, la Santa Sede si prepara a riaccogliere il Bambinello nella sua forma tradizionale, pronto a portare un messaggio di pace e unità a tutti i visitatori. L’evento è visto come un momento di riflessione, non solo sulla nascita di Gesù, ma anche sulle complessità attuali che riguardano le relazioni tra diverse culture e fedi. Nonostante le difficoltà emerse, l’intenzione di mantenere viva la tradizione e il significato religioso del Natale rimane forte all’interno della Chiesa Cattolica.
La rimozione della kefiah è stata percepita come una risposta necessaria alle polemiche generate, ma rappresenta anche l’opportunità di un dialogo più profondo tra le diverse comunità religiose. In vista delle festività, resta ora importante che tutti i partecipanti riconoscano il valore di rispettare le origini e le storie che ogni simbolo porta con sé.