Sanità: 24 milioni di malati cronici in Italia, il 60% ricorre a visite private, il 30% rinuncia alle cure

Oltre un terzo della popolazione italiana vive con diritti alla salute sospesi, mentre il numero di pazienti cronici è destinato a raggiungere 25 milioni entro il 2028, evidenziando gravi disuguaglianze e ritardi nelle cure.
Sanità: 24 milioni di malati cronici in Italia, il 60% ricorre a visite private, il 30% rinuncia alle cure - (Credit: www.ilsole24ore.com)

Il panorama sanitario italiano presenta un’emergenza allarmante: oltre un terzo della popolazione vive con un diritto alla salute “sospeso” a causa della cronica mancanza di risorse e di attenzione istituzionale. I dati sono chiari e preoccupanti, mostrando un aumento dei pazienti cronici che sarà destinato a raggiungere i 25 milioni nel 2028. Sono le conclusioni del XXII Rapporto sulle politiche della cronicità redatto da Cittadinanzattiva, intitolato “Diritti sospesi”. Questa situazione critica rappresenta un’odissea quotidiana per milioni di persone, costrette ad affrontare ritardi nella diagnosi, lunghe liste d’attesa e disuguaglianze evidenti tra i vari territori del Paese.

Il quadro attuale della cronicità in Italia

Attualmente, il 40,5% degli italiani è affetto da una malattia cronica, e sono 12,2 milioni le persone che convivono con più di un disturbo. A soffrire di queste patologie cronicamente è soprattutto la popolazione anziana: l’85% degli ultra 75enni ha una malattia cronica, di cui il 64,3% ne ha almeno due. Per quanto riguarda i malati rari, l’Istituto superiore di sanità stima circa 19mila nuovi casi all’anno, con una percentuale significativa di questi affetti da patologie che colpiscono i bambini sotto i 14 anni.

Il nodale problema è il tempo che intercorre tra il manifestarsi dei sintomi e l’arrivo della diagnosi: nel 27,6% dei casi, ciò avviene dopo oltre dieci anni, con il 22,9% dei pazienti che attende da due a dieci anni. Questo non solo ritarda l’inizio delle terapie ma complica anche l’accesso a sgravi economici previsti dalle esenzioni dal ticket. Risulta emblematico che, solo nel 18,1% delle situazioni, la diagnosi arrivi nel giro di sei mesi. Le cause di tali ritardi sono varie; il 80,2% degli intervistati ha denunciato la scarsa consapevolezza delle malattie da parte degli operatori sanitari, mentre il 68,9% ha evidenziato la sottovalutazione dei sintomi.

Le difficoltà nell’accesso alle cure

Le liste d’attesa rappresentano un ulteriore scoglio da affrontare per i pazienti. Le difficoltà si manifestano fin dalle prime visite specialistiche, con il 64,6% delle segnalazioni che evidenziano intoppi in questa fase. Anche i controlli di routine e gli esami diagnostici causano frustrazioni, rispettivamente con il 56,1% e il 53%. Un altro aspetto critico è il riconoscimento dell’invalidità civile, frequentemente segnalato da circa il 60% dei rispondenti, mentre il riconoscimento dell’handicap ha raggiunto quasi il 40%.

Emergono, inoltre, disagiate problematiche legate alla continuità delle cure: il 70% ha segnalato insufficiente coordinamento tra cure primarie e specialistica, con il 48% lamentando una continuità assistenziale deficitaria. Un quarto degli intervistati si è trovato a dover affrontare nuovamente questioni legate alle liste d’attesa, evidenziando come l’integrazione tra cure cliniche e assistenza sociale non sia adeguata.

Le spese sostenute dai pazienti e la rinuncia alle cure

Un altro aspetto da considerare è il peso dei costi delle cure, che grava pesantemente sulle famiglie italiane. I dati indicano che il 59,8% delle persone ricorre a visite private o in intramoenia. Inoltre, il 52,8% acquista farmaci essenziali che non sono coperti dal Servizio sanitario nazionale e circa il 50% ricorre a esami diagnostici privati. Un terzo dei pazienti spende per trattamenti di prevenzione secondaria e primaria, oltre a costi aggiuntivi per supporto psicologico e visite specialistiche a domicilio.

Il dato più preoccupante arriva dalla rinuncia alle cure: oltre il 30% dei pazienti ha riferito di dover evitare trattamenti necessari. Per il 19% è accaduto sporadicamente, mentre il 12% dei pazienti ha affermato che la rinuncia è avvenuta frequentemente. A fronte di questioni tanto gravi, rimane l’appello da parte di Cittadinanzattiva per un rinnovato impegno delle istituzioni in favore di politiche sanitarie realmente attuabili, che ripristinino i diritti dei pazienti.

L’analisi della situazione attuale mette in luce una realtà innegabile: l’assenza di interventi efficaci e tempestivi continua a colpire la salute di milioni di cittadini italiani, lasciando i diritti alla salute in una sorta di limbo.