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Bankitalia taglia stima crescita: 0,5% quest’anno a Roma, Mario Draghi coinvolto

Nonostante le speranze di una ripresa economica, le ultime stime fornite dalla Banca d’Italia dipingono un quadro di incertezze e rallentamenti. Gli analisti dell’Eurosistema hanno abbassato la previsione di crescita del Prodotto Interno Lordo italiano per il 2023 all’0,5%, una diminuzione preoccupante rispetto alle stime precedenti. Questa revisione arriva dopo i pronostici meno favorevoli forniti da enti come l’Ocse e l’Istat, evidenziando una situazione economica sempre più complessa.

La revisione delle stime del Pil

La Banca d’Italia ha annunciato che la previsione di crescita per il Pil nel 2023 è stata abbassata allo 0,5%. Questo dato è inferiore di 0,1 punti rispetto alle stime fornite a ottobre e significativamente al di sotto della proiezione dell’1% presente nel Piano strutturale di bilancio. Tuttavia, il dato depurato dagli effetti del calendario si attesta allo 0,7%. I dati stimati si sono rivelati insufficienti a garantire un futuro prospero, generando preoccupazioni tra gli economisti e gli operatori di mercato.

Il Ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, intervenendo durante l’evento Atreju, ha fatto riferimento a queste stime dichiarando che “il governo si attende risultati migliori, nonostante le revisioni al ribasso.” Secondo le informazioni di Bankitalia, per i prossimi anni si prevede una crescita media attorno all’1%, sostenuta dalla ripresa dei consumi e delle esportazioni. Tuttavia, il panorama degli investimenti appare meno ottimista, influenzato da un calo degli incentivi all’edilizia residenziale.

Previsioni di crescita futura e loro implicazioni

Guardando più a lungo termine, le previsioni di crescita per i prossimi anni mostrano un rallentamento. Le stime indicano che per il 2025, il Pil potrebbe arrivare allo 0,8%, in calo dall’1% già previsto. Anche le stime relative agli anni successivi subiscono una contrazione, con previsioni di crescita fissate all’1,1% per il 2026 e 0,9% per il 2027. Queste rivisitazioni pongono interrogativi, suggerendo una crescita non uniforme e un’assenza di grandi slanci che possano risollevare l’economia italiana.

In questo contesto, l’inflazione gioca un ruolo cruciale. I dati attualmente indicano una previsione di inflazione contenuta, con una media prevista dell’1,1% per il 2023. Per il biennio successivo si prevede un incremento moderato fino all’1,5%. Tuttavia, si stima che nel 2027 l’inflazione possa salire al 2%. Questo fenomeno è correlato principalmente alla diminuzione della pressione delle componenti energetiche e all’implementazione di normative come l’ETS2, che ha un impatto sulle vendite di carburanti.

La situazione dell’occupazione e del mercato estero

Un aspetto che emerge da queste previsioni è la situazione dell’occupazione. Bankitalia ha osservato una crescita occupazionale costante, anche se a un ritmo più lento rispetto al passato. Il mercato del lavoro sembra resistere, ma le nuove assunzioni sono influenzate dall’incertezza economica che permea il Paese. La fiducia di famiglie e imprenditori è suscettibile a fluttuazioni, e questo potrebbe riflettersi sulla domanda interna.

In relazione all’export, si registra un trend debole, soprattutto nei primi mesi del 2024. Tuttavia, le previsioni indicano che la situazione dovrebbe migliorare, con una ripresa delle vendite all’estero nel 2025. La combinazione di un mercato del lavoro in crescita e un orientamento all’export più favorevole potrebbe fornire un leggero cushion all’economia.

Incertezze e fattori a rischio

Sebbene le previsioni economiche offrano un quadro, esistono molteplici fattori di rischio che potrebbero influenzare l’evoluzione dell’economia. L’incertezza è elevata e in gran parte dovuta a fattori esterni, come le tensioni internazionali e un’eventuale chiusura protezionistica dei mercati. Le politiche commerciali restrittive e le tensioni geopolitiche rappresentano minacce concrete che potrebbero compromettere le opportunità di esportazione.

In aggiunta, l’innalzamento dei prezzi delle materie prime potrebbe generare una pressione inflazionistica non prevista. La possibilità che l’economia possa deteriorarsi ulteriormente aggiunge un livello di complessità a lungo termine. Tuttavia, non sembrano esserci segni di ottimismo che possano augurare a grandi sorprese in positivo.

La Banca d’Italia ha avvertito delle precauzioni da adottare, suggerendo che serva un monitoraggio costante per affrontare le sfide economiche in modo proattivo, riducendo le probabilità di un impatto serio sull’occupazione e sul benessere degli italiani.

Laura Conti

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