Bari, la lettera anonima dello studente sull’albero di Natale del Politecnico: «Non voglio più vivere». Mamma riconosce il figlio

Un giovane studente del Politecnico di Bari esprime il suo dolore in una lettera a Babbo Natale, ma grazie all’intervento della professoressa Castellano e alla comunità, riceve supporto e solidarietà.
Bari, la lettera anonima dello studente sull'albero di Natale del Politecnico: «Non voglio più vivere». Mamma riconosce il figlio - (Credit: www.open.online)

Una storia toccante e che fa riflettere arriva dal Politecnico di Bari. Un giovane studente, in una lettera indirizzata a Babbo Natale, ha espresso il suo profondo disagio e desiderio di fuga dalla realtà, ma grazie al passaparola e alla determinazione di una madre, il suo grido d’aiuto è stato finalmente ascoltato. L’appello della professoressa Anna Castellano ha giocato un ruolo cruciale in questa vicenda, che ha suscitato la solidarietà dell’intera comunità accademica e oltre.

La lettera inquietante sul Natale

Il protagonista di questa vicenda ha lasciato, sull’albero di Natale del Politecnico, un messaggio che ha scosso chiunque lo leggesse. “Caro Babbo Natale, ho un desiderio diverso da quelli che ricevi di solito”, iniziava la lettera. Con queste parole, lo studente ha messo a nudo non solo le sue fragilità, ma anche un intenso desiderio di liberazione: “Vorrei che ponessi fine alle mie sofferenze. Vorrei addormentarmi e non svegliarmi più”. Frasi che rivelano il dolore e l’assenza di voglia di lottare contro un mondo che sembra opprimente.

La lettera descrive un’esistenza che appare insopportabile, chiedendo di essere sollevato da un peso che ormai si fa insostenibile. È un appello disperato, un gesto che ha sorpreso e commosso chiunque lo abbia conosciuto. Il fatto che il messaggio fosse stato lasciato in un luogo simbolico, come un albero di Natale, ha reso la situazione ancora più drammatica. Una stagione di celebrazione e gioia contrastata da un dolore profondo e silenzioso.

L’appello della professoressa Anna Castellano

La docente Anna Castellano ha avvertito l’urgenza di rispondere a quel grido di aiuto. Consapevole della gravità della situazione, ha deciso di prendere in mano la situazione. Lo stesso giorno ha lasciato un messaggio accanto alla lettera, indicando il suo numero di telefono e affermando: “Ci siamo per te”. La professoressa ha iniziato una campagna di sensibilizzazione, condividendo il contenuto della lettera sui social, sperando che potesse raggiungere il giovane in difficoltà.

In un post su Facebook, ha scritto: “Caro studente, la vita è un miracolo ogni giorno. Siamo tutti pronti ad abbracciarti e a parlarti, perché possano mostrarti la bellezza della tua età”. Una condizione che si riflette nelle parole di supporto, con l’intento di far risaltare la sacralità della vita e il valore che ognuno di noi porta all’interno della società. Il messaggio ha girato rapidamente sui social, permettendo alla madre del ragazzo di riconoscere il grido di aiuto proveniente dal figlio, e mobilitando così un’intera comunità.

Sensibilizzazione e stato d’animo di una comunità

Il caso ha messo in luce una serie di problematiche legate alle difficoltà emotive che molti giovani possono affrontare. Un tema delicato e complesso, che merita attenzione. Le istituzioni, le famiglie e la comunità accademica devono lavorare insieme per offrire supporto a chi ne ha bisogno, prima che situazioni simili si trasformino in tragedie concrete.

Mentre il Politecnico di Bari ha deciso di non rilasciare commenti ufficiali sull’accaduto, comprendendo la delicatezza del tema trattato, la comunità si è riunita attorno alla donazione di ascolto e supporto. Si è creata una rete di sostegno che, come mostrato dalla risposta tempestiva dell’istituzione e della docente, sta diventando sempre più fondamentale per affrontare il malessere giovanile. Ricordare ai ragazzi che non sono soli, che c’è sempre qualcuno disposto a tendere la mano, è un passo cruciale.

Questa vicenda ci invita a riflettere sull’importanza della comunicazione aperta e del sostegno reciproco in momenti di crisi. La lettera a Babbo Natale, quindi, diventa non solo un grido di aiuto di uno studente, ma un richiamo per tutti a essere vigili e disponibili verso chi è in difficoltà.