Il cardiochirurgo che ha trapiantato un cuore che batteva: «Suturare un organo che si muove regala tempo» - Ospedale San Raffaele, Milano - (Credit: www.open.online)
La cardiochirurgia ha fatto passi da gigante negli ultimi anni, e Gino Gerosa emerge come uno dei protagonisti di questa evoluzione. Direttore del centro Gallucci dell’Azienda Ospedaliera di Padova, ha recentemente compiuto un’operazione di straordinaria importanza: il primo trapianto a cuore battente al mondo, un traguardo che apre a nuove possibilità per la medicina e per i pazienti in attesa di trapianto.
Circa due settimane fa, Gino Gerosa ha eseguito un’operazione senza precedenti, in cui il cuore prelevato da un donatore è stato reimpiantato in un paziente senza mai fermarsi. Questo ha comportato una riduzione significativa dei danni da ischemia da perfusione e ha permesso prestazioni migliori nel post-operatorio. Gerosa ha spiegato che eseguire suture su un organo che continua a battere può sembrare difficile, ma questa dinamica crea un vantaggio temporale prezioso. “La tecnica innovativa rappresenta un avanzamento cruciale nella pratica della cardiochirurgia e nel trattamento delle patologie cardiache,” ponendosi come punto di riferimento per procedure future.
Gino Gerosa ha espresso la necessità urgente di innovare ulteriormente nel campo della cardiochirurgia, con un occhio di riguardo verso il cuore artificiale e l’uso di organi animali, come quelli del maiale. Ogni anno, in Italia, circa 850 pazienti aspettano un cuore, ma meno della metà riesce a trovare una soluzione. La mancanza di donatori è diventata un problema acuto, amplificato dalla legge che obbliga ai motociclisti di indossare il casco, contribuendo a ridurre il numero di donatori giovani, che in passato era molto più alto. Oggi, l’età media dei donatori supera i 60 anni, una realtà che rende i trapianti sempre più complessi e riduce le possibilità di successo.
Gerosa, che ha intrapreso la carriera di cardiochirurgo dopo un imprevisto durante i concorsi per ufficiale medico, racconta la sua storia personale e il suo percorso. Ha affermato che “non sempre i migliori studenti diventano i medici più efficaci,” evidenziando l’importanza di avere criteri di selezione che possano garantire la qualità della formazione. L’innovazione tecnologica, secondo il dottor Gerosa, gioca un ruolo fondamentale nel miglioramento della pratica chirurgica, e il cuore artificiale potrebbe rappresentare un’ancora di salvezza per molti pazienti in difficoltà.
Riflettendo sulla sua carriera, Gino Gerosa racconta l’importanza di instaurare un rapporto profondo con i pazienti. La sua prima operazione, un bypass con la vena safena, ha segnato l’inizio di un percorso che sarebbe stato dedicato alla cura e alla speranza. Gerosa sottolinea che, sebbene il lavoro in cardiochirurgia richieda un impegno totale e la rinuncia a molte altre esperienze, la gratificazione derivante dal rapporto con i pazienti ripaga ogni sforzo. “La chirurgia non è solo un insieme di interventi, ma un’opportunità per dare nuove possibilità di vita a chi soffre di malattie cardiache.”
Ammette che la morte è una realtà inevitabile, ma evidenzia con forza che l’innovazione tecnologica è un alleato prezioso per la medicina moderna. Secondo Gerosa, “se la politica ascoltasse di più il parere di medici e infermieri, il sistema sanitario italiano potrebbe migliorare notevolmente,” permettendo a tantissime persone di ricevere le cure e le attenzioni di cui hanno bisogno.
L’approccio di Gino Gerosa non è solo scientifico, ma profondamente umano, rappresentando una delle tante storie di dedizione e professionalità nel campo della cardiochirurgia.
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