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L’addio di Ernesto Ruffini all’Agenzia delle Entrate: «Il governo chiama il fisco estorsore ma non scendo in politica» – Roma, Ernesto Ruffini, Agenzia delle Entrate

Ernesto Maria Ruffini, direttore dell’Agenzia delle Entrate, annuncia la sua decisione di lasciare l’incarico, citando un clima politico mutato dal governo Meloni e l’intenzione di mantenere la propria integrità. In una recente intervista, spesso descritto come un potenziale “federatore” del centro, Ruffini smentisce le voci e sottolinea che le sue dimissioni rappresentano l’unico modo per rimanere fedele a se stesso. La sua testimonianza offre uno spaccato della situazione attuale e delle sfide che il paese sta affrontando.

Le dimissioni di Ruffini e le sue motivazioni

Ernesto Maria Ruffini chiarisce che le dimissioni dall’internato che ha ricoperto per anni sono un atto necessario per mantenere la propria dignità in un contesto che percepisce come cambiato. In un’intervista rilasciata al Corriere della Sera, evidenzia la sua intenzione di non partecipare a qualunque manovra politica che possa compromettere i principi su cui si fonda il suo lavoro. Ruffini ribadisce come il suo operato sia sempre stato guidato dal rispetto delle norme e dal servizio al bene comune, un concetto che ha sempre considerato al di sopra delle parti.

Il direttore esprime chiaramente la sua irritazione verso un’inflazione dei discorsi politici che trasformano la politica in un “gioco di società“. La descrizione caricaturale che ha ricevuto il suo ruolo, dove la lotta all’evasione è stata vista come una scelta politicamente schierata, appare a Ruffini inaccettabile. Secondo lui, il pericolo di una demonizzazione del fisco non è solo una questione personale; colpire l’Agenzia delle Entrate e i suoi funzionari significa minare le fondamenta dello Stato.

Le difficoltà del governo e le critiche alla gestione fiscale

Ruffini non nasconde la sua preoccupazione per le recenti critiche dirette al fisco. Lamenta che mai prima d’ora aveva assistito a un livore così evidente nei confronti di enti pubblici. Accusa alcuni esponenti politici di umiliare il lavoro dell’Agenzia, paragonandola a un’estorsione e definendo il suo operato come una forma di coercizione. Una simile rappresentazione, sostiene, pone le basi per un discredito diffuso verso le istituzioni e diventa estremamente dannosa per la politica.

Nonostante le critiche da parte di alcuni, Ruffini esprime con orgoglio i progressi fatti nella riduzione dell’evasione fiscale, che è calata di circa il 30% durante il suo mandato. Sottolinea come questi risultati siano frutto di un impegno costante, piuttosto che di una strategia volta a danneggiare i cittadini. Il suo obiettivo è sempre stato quello di ristabilire il giusto equilibrio tra il dovere di raccogliere le tasse e la necessità di garantire servizi pubblici adeguati per tutti.

L’eredità di Ruffini e la risposta alla pandemia

Ruffini rivolge un pensiero alla sua eredità, segnalando il sostegno economico erogato durante la pandemia come un momento di orgoglio personale. Durante quel difficile periodo, l’Agenzia delle Entrate è riuscita a disporre rapidamente risorse vitali per migliaia di cittadini, dimostrando che una buona gestione pubblica può fare la differenza in tempi di crisi.

Le sue affermazioni pongono l’accento sulla necessità di un sistema fiscale in cui all’adempimento degli obblighi cittadini corrisponda l’efficienza dei servizi pubblici. Un messaggio chiaro: se tutti contribuiscessero in modo equo, i vantaggi sarebbero evidenti per tutti. Ruffini sembra indicare che la continua evasione fiscale non danneggia solo le casse dello Stato, ma ha ripercussioni dirette sulle vite quotidiane dei cittadini.

La questione della lotta all’evasione rimane centrale nel dibattito pubblico. Neanche le polemiche sono riuscite a oscurare i successi ottenuti nel recupero di somme ingenti per lo Stato. Ruffini sembra sottolineare che un approccio unitario e rispettoso delle norme sarà sempre la chiave per garantire un futuro migliore per l’Italia. Le sue parole presentano un ritratto sfumato e complesso di un uomo che ha vestito i panni di un alto funzionario pubblico, sempre focalizzato sui valori fondamentali di responsabilità e servizio.

Marco Rossetti

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