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LUI che denuncia LEI che denuncia LUI: alla fine BOCCIA querela SANGIULIANO per l’audio con la moglie diffuso su Report a ROMA

La recente acquisizione del caso legato alla pubblicazione di una conversazione privata tra Gennaro Sangiuliano, ex ministro della Cultura, e la moglie Federica Corsini, ha aperto un acceso confronto legale. I due hanno formalmente denunciato la diffusione della registrazione nel programma Report, mentre dall’altro lato, Maria Rosaria Boccia, imprenditrice campana, ha presentato un esposto contro le dichiarazioni del ministro, suscitando clamore e indignazione tra l’opinione pubblica. Il caso ha sollevato importanti interrogativi sulla responsabilità dei media e sul rispetto della privacy in un contesto mediatico sempre più aggressivo.

La denuncia dell’ex ministro e della moglie

Gennaro Sangiuliano e Federica Corsini hanno deciso di far sentire la loro voce attraverso due distinti esposti presentati alla Procura della Repubblica di Torre Annunziata. Questi atti legali puntano il dito contro la messa in onda di un loro scambio telefonico privato, avvenuto nel programma Report, accusando la trasmissione di violare la loro privacy. Il contenuto della telefonata, secondo quanto riportato, ha dato origine a speculazioni e insinuazioni infondate, generando un dibattito acceso sui diritti alla riservatezza e sulla trasparenza dell’informazione.

Il fulcro delle accuse muove in direzione del presunto abuso da parte di alcune testate giornalistiche che avrebbero rilanciato notizie non verificate basate sulla registrazione. La preoccupazione non è solo per la violazione della privacy, ma anche per la potenziale dannosità delle affermazioni diffuse, che potrebbero minare la reputazione delle persone coinvolte. I legali del ministro sostengono che quanto accaduto richiede una risposta chiara e decisa da parte della giustizia, sottolineando l’importanza di proteggere la dignità individuale e i diritti fondamentali.

La reazione legale di Maria Rosaria Boccia

A fronte di queste dichiarazioni da parte dei Sangiuliano, Maria Rosaria Boccia ha già agito attraverso i suoi legali, presentando un esposto in cui si contesta l’ex ministro per «calunnia e atti persecutori», oltre a diffamazione aggravata. I legali di Boccia non si limitano a questa opposizione. Sottolineano come il file audio inquisito fosse in possesso di Sangiuliano sin dal 15 agosto 2024, il che, secondo loro, abbatte ogni possibilità di eventuali querele.

Questo aspetto della vicenda è cruciale, poiché mette in discussione la validità delle accuse rivolte a Boccia riguardo alla divulgazione della telefonata. Gli avvocati di Boccia evidenziano come, secondo il loro punto di vista, il contenuto della telefonata possa essere stato reso noto dallo stesso ex ministro, escludendo quindi la possibilità che possa essere considerato un reato di interferenze illecite nella vita privata. Ciò ha sollevato un dibattito pubblico sulla responsabilità personale dei leader politici nell’uso dei contenuti privati e la trasparenza necessaria nei confronti dei cittadini.

Le istituzioni al centro della polemica

L’attenzione di Boccia si sposta poi sulle istituzioni competenti, in particolare sull’Ordine dei Giornalisti, sulla Rai e sul Garante per la Privacy. I suoi legali rimarcano come la situazione di pericolo e paura in cui si trova la loro assistita sia amplificata dall’inerzia di queste istituzioni. Molti cittadini esprimono il loro malcontento per la mancanza di scuse ufficiali e per l’assenza di provvedimenti nei confronti delle testate accusate di dare risonanza a notizie infondate.

Le comunicazioni dei legali rimarcano come la bellezza e la delicatezza della dignità umana siano a rischio quando i media falliscono nel proprio compito di verifica e responsabilità. La gogna mediatica a cui è stata sottoposta Maria Rosaria Boccia per mesi ha messo in luce un tema sensibile: la violenza sulle donne e come il silenzio delle istituzioni possa ugualmente amplificare la sofferenza delle vittime. La scarsa reazione di politici e di settori dell’informazione ha suscitato interrogativi sul potere di manipolazione che i media possono esercitare, riducendo silenziosamente al silenzio chi cerca giustizia e rispetto.

La questione di fondo di questa vicenda si intreccia quindi con un problema sociale più ampio, in cui le responsabilità etiche dei giornalisti e degli organi di informazione devono essere costantemente interrogate e ri-evaluate, affinché in futuro eventi simili possano essere gestiti con maggiore sensibilità e attenzione verso i diritti delle persone coinvolte.

Marco Rossetti

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