La nave umanitaria Geo Barents, gestita da Medici senza frontiere, ha annunciato la sospensione delle sue operazioni nel Mediterraneo centrale, una decisione dettata dalle recenti misure legislative italiane che limitano la capacità delle imbarcazioni di ricerca e soccorso. In un contesto drammatico, caratterizzato da un alto numero di naufragi e perdite umane, la nave ha subito ripetute sanzioni, accumulando segnali preoccupanti per il futuro degli aiuti marittimi. Questa situazione solleva interrogativi gravi sui diritti umani e sulla protezione delle vite in mare.
Sanzioni e fermo amministrativo della Geo Barents
Negli scorsi due anni, la Geo Barents è stata soggetta a ben quattro sanzioni da parte delle autorità italiane, portando a un totale di 160 giorni di fermo amministrativo. Medici senza frontiere ha denunciato che queste misure sono state applicate per aver semplicemente svolto il proprio dovere di salvare vite in difficoltà nel Mediterraneo. L’organizzazione sottolinea come l’assegnazione sistematica di porti lontani per lo sbarco dei migranti abbia pesato notevolmente sulla capacità operativa della nave. La Geo Barents ha dovuto affrontare una logistica complessa, costringendo l’imbarcazione a percorrere lunghe distanze, contrariamente all’urgenza di soccorrere le persone in pericolo.
Il decreto Piantedosi del 2023, assieme ai successivi inasprimenti approvati nel dicembre dello stesso anno, ha aggravato la situazione. I porti assegnati non soltanto distano spesso oltre mille chilometri dai luoghi di soccorso, ma minano anche la dislocazione necessaria per rispondere rapidamente alle emergenze in mare. Medici senza frontiere ha dichiarato che per metà dell’anno, la Geo Barents ha viaggiato da e verso porti remotissimi, perdendo così tempo prezioso. Queste strategie legislative non fanno che rallentare gli sforzi di soccorso, mentre i naufragi continuano a mietere vittime nel Mediterraneo.
Decreto flussi e limitazioni alle operazioni umanitarie
Il “decreto Flussi”, approvato dal Senato il 4 dicembre, rappresenta un ulteriore passo in direzione di restrizioni sempre più severe per le navi umanitarie operative nel Mediterraneo. Questa normativa prevede sanzioni e fermi amministrativi prolungati, causando disagi all’operatività delle ONG. Le multe possono arrivare fino alla confisca delle imbarcazioni, rendendo difficile per le organizzazioni portare avanti la propria missione umanitaria. Margot Bernard, coordinatore del progetto di Medici senza frontiere, ha evidenziato come queste politiche mostrino una mancanza di rispetto per la vita delle persone in difficoltà.
Un caso emblematico è quello di una giovane ragazza di 11 anni salvata dopo un naufragio, costretta a essere trasferita a più di mille chilometri di distanza semplicemente per lo sbarco di 13 migranti sopravvissuti. La scelta dell’autorità di portare la Geo Barents a La Spezia, nonostante ci fossero porti più vicini, evidenzia le problematiche e le ambiguità che caratterizzano le attuali politiche di immigrazione. La difficile situazione nelle acque del Mediterraneo richiede risposte tempestive ed efficaci, ma, al contrario, si assiste a provvedimenti che ostacolano l’operatività e l’intervento delle ONG.
Il triste bilancio delle operazioni nel Mediterraneo
La Geo Barents, dal suo servizio avviato nel giugno del 2021, ha salvato 12.675 persone attraverso 190 operazioni nel Mediterraneo centrale. Tuttavia, la decisione di sospendere le attività è temporanea ma non per questo meno preoccupante. Medici senza frontiere è impegnata a tornare in mare nel più breve tempo possibile per continuare ad affrontare le tragedie umanitarie che si consumano nel Mediterraneo. Numeri allarmanti segnalano che oltre 31.000 persone sono morte o disperse dal 2014, un dato che pone alla luce l’urgenza di un intervento efficace.
Radicali le misure di sicurezza, ma il pericolo resta presente. L’ultimo naufragio, avvenuto a pochi giorni fa a dieci miglia da Lampedusa, ha portato alla morte di 44 persone, provenienti dalla Tunisia. Solo una sopravvissuta, una bambina di 11 anni della Sierra Leone, è stata salvata da una nave umanitaria tedesca, lasciando il tema delle violenze e delle violazioni dei diritti umani nel Mediterraneo tutto da affrontare. Medici senza frontiere rimane ferma nell’intenzione di testimoniare e denunciare le ingiustizie affinché il diritto alla vita e alla dignità umana venga rispettato.