Una nuova ondata di protesta ha attraversato Torino, coinvolgendo studenti universitari e liceali che si sono uniti in un corteo per esprimere il loro dissenso contro la guerra a Gaza e per richiedere maggiori finanziamenti alla cultura. La manifestazione, avvenuta il 13 dicembre, è stata caratterizzata da momenti di tensione con le forze dell’ordine, segnando un’escalation rispetto ai recenti eventi di fine novembre.
La manifestazione non comunicata e le prime tensioni
Il corteo, non preannunciato alla questura, ha preso avvio da Piazza XVIII Dicembre. Un segnale chiaro del desiderio degli studenti di portare alla luce problematiche urgenti, come la questione del conflitto in Medio Oriente e la percezione di disinformazione da parte dei media. La mancanza di comunicazione con la polizia ha portato presto a scontri, con i manifestanti che hanno affrontato le forze dell’ordine in diverse occasioni. La prima collisione si è verificata davanti al Politecnico, quando alcuni studenti hanno lanciato uova e sassi contro i reparti della polizia, scatenando una reazione immediata e violenta.
Le forze di polizia hanno tentato di mantenere il controllo della situazione, bloccando l’avanzamento dei manifestanti con scudi e manganelli. I dimostranti hanno cercato di avvicinarsi per chiedere il rilascio di un loro compagno arrestato, ma la situazione è diventata rapidamente tesa. La polizia ha operato diverse identificazioni tra i partecipanti, mentre gli agenti hanno riportato due feriti durante i confronti.
L’assalto alla sede Rai e le accuse di disinformazione
Uno dei momenti clou della giornata è stato il tentato assalto alla sede dell’emittente pubblica Rai, ubicata in via Giuseppe Verdi. Un gruppo di manifestanti ha provato a forzare l’ingresso del centro di produzione dedicato a Piero Angela, strappando la grata e tentando di entrare. Tuttavia, all’uscita hanno trovato una robusta presenza dei carabinieri in tenuta antisommossa, pronti a impedire l’accesso. La motivazione di questa azione era legata all’accusa che il servizio pubblico stesse veicolando disinformazione riguardo agli eventi in Medio Oriente.
All’esterno, le tensioni si sono manifestate con slogan e scritte, tra cui il messaggio provocatorio “Rai: sanzionati”, rafforzando l’idea che l’informazione ricevuta fosse insoddisfacente e distorta rispetto ai fatti.
Il percorso e le rivendicazioni degli studenti
Durante il corteo, diverse parole d’ordine hanno risuonato tra le strade. “Boicottiamo la guerra. Scuole e università con i popoli in rivolta!” è stato lo slogan principale che ha guidato gli studenti nel loro percorso, che si è snodato attraverso Corso Vittorio Emanuele. La manifestazione ha inciso sull’andamento della circolazione nel centro di Torino, creando disagi notevoli.
Gli studenti hanno anche utilizzato cori come “Free Palestine!” e “Libano libero”, ribadendo la loro solidarietà verso le popolazioni in conflitto. La protesta ha trovato fine di fronte a Palazzo Nuovo, sede di una delle università torinesi, ma non senza prima aver toccato altri luoghi simbolici, come l’Ufficio scolastico regionale e il complesso delle Officine Grandi Riparazioni . Qui, gli studenti hanno messo in evidenza la presenza di startup associate allo sviluppo di materiale bellico, un ulteriore elemento di contestazione rispetto agli indirizzi di spesa pubblici e privati.
L’eco dei conflitti in corso, unito al desiderio di maggiore trasparenza e al diritto all’istruzione, ha fatto sentire la voce degli studenti nella città. La loro determinazione evidenzia un clima di crescente insoddisfazione, evidenziando la necessità di un dialogo aperto sulle questioni che toccano non solo il presente ma anche il futuro delle nuove generazioni.