L’inchiesta che coinvolge Chiara Petrolini, la studentessa accusata di aver seppellito i propri neonati nel giardino di casa sua, ha recentemente fatto registrare importanti novità. Le autopsie eseguite sui corpi dei due bambini, ritrovati nella villetta di Vignale di Traversetolo, sembrano contraddire la versione della giovane riguardo alla nascita e alla morte dei suoi figli. L’analisi forense ha fatto emergere ipotesi che potrebbero inasprire la situazione legale di Petrolini, spostando l’accusa da una semplice distruzione di cadavere a omicidio volontario.
L’autopsia del primo figlio di Chiara Petrolini
Chiara Petrolini ha sempre sostenuto di aver seppellito il primo neonato, affermando che non era nato vivo. Secondo le sue parole, il bambino sarebbe stato avvolto in una salvietta, prima di essere sepolto nel giardino della sua casa. Tuttavia, le risultanze dell’autopsia, commissionata dalla procura di Reggio Emilia, indicano un quadro diverso. L’analisi condotta dalla medica legale Valentina Bugelli e dall’antropologa forense Francesca Magli ha rivelato che il secondo neonato, trovato insieme al primo, era sicuramente nato vivo. Questo potrebbe significare che la versione fornita dalla Petrolini non è supportata dai fatti.
Nonostante l’assenza di tessuti molli o strutture cartilaginee renda difficile addivenire a una conclusione definitiva, gli esperti hanno fatto notare che non si può escludere che la causa della morte non sia riconducibile a una morte fetale prima della nascita. La nascita del primo figlio, avvenuta alla quarantesima settimana di gravidanza, solleva interrogativi cruciali: se il neonato fosse nato vivo, si pone la questione del suo stato vitale al momento della sepoltura.
La stria neonatale e il suo significato
Un aspetto centrale nell’analisi medica è la “stria neonatale”, un indicatore utile per comprendere se il neonato possa essere morto subito dopo il parto. Questa stria è una linea di arresto di crescita nello smalto dentale, che potrebbe non essere stata formata se il bambino è deceduto poco dopo la nascita. La mancanza di questa linea potrebbe essere interpretata come una mancanza di evidenze che il bambino fosse vivo al momento della sepoltura, ma esiste anche la possibilità che il neonato sia morto immediatamente dopo il parto, prima della formazione della stria stessa.
Chiara Petrolini ha rivelato durante un interrogatorio che ha avuto un’altra gravidanza circa un anno e mezzo fa, informazione che non aveva comunicato agli inquirenti. Questa omissione alimenta ulteriormente i dubbi sulla sua credibilità e sull’interpretazione dei fatti. La giovane ha descritto la propria situazione familiare e i motivi per cui ha soppresso le verità, esprimendo timori sul giudizio altrui.
Le reazioni legali e le prospettive per Chiara Petrolini
L’evoluzione della situazione legale di Chiara Petrolini ha preso una piega seria. Già durante il processo, l’avvocato della difesa, Nicola Tria, ha chiesto una perizia psichiatrica che è in fase di esecuzione, mossa che potrebbe cercare di evidenziare eventuali disturbi della personalità della giovane. Nel contesto della sua difesa, il legale ha depositato un ricorso in Cassazione contro la decisione del Riesame, che ha stabilito la custodia cautelare in carcere.
La procura, guidata dal procuratore Nicola D’Avino e dalla pm Francesca Arienti, continua a indagare, e le autopsie accendono nuovi interrogativi e preoccupazioni. Con l’emergere di nuove prove e la crescente complessità della vicenda, gli sviluppi futuri potrebbero portare a un’accusa di omicidio volontario, trasformando radicalmente il quadro giuridico attuale per Chiara Petrolini. La comunità continua a seguire con attenzione questa tragica e intricata vicenda, che pone l’accento sulla fragilità della vita e sulle difficoltà che possono accompagnare la maternità.