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Pfas tossico per il sistema riproduttivo e indistruttibile, cos’è il Tfa trovato nell’acqua minerale in Europa

Negli ultimi anni, la salute delle acque minerali è diventata un argomento sempre più rilevante, con scoperte allarmanti relative alla presenza di sostanze tossiche. Tra queste, spicca l’acido trifluoroacetico , un composto chimico legato all’uso di pesticidi e potenzialmente dannoso per il sistema riproduttivo umano. Diverse ricerche hanno confermato la presenza di Tfa in acque minerali di vari Paesi, suscitando preoccupazione per la qualità dell’acqua potabile e per il rischio che rappresenta per la salute umana.

L’allarme del Pesticide Action Network

A mettere in luce la questione è stata l’Organizzazione Non Governativa Pesticide Action Network, un gruppo che si impegna a ridurre l’uso di pesticidi nocivi. La loro ricerca ha rivelato che il Tfa è stato trovato in 10 delle 19 acque minerali analizzate provenienti da Paesi europei, tra cui Austria, Belgio, Germania e Francia. Ci si aspetterebbe che le acque minerali naturali garantiscano purezza e sicurezza; tuttavia, i risultati dello studio dimostrano che la contaminazione da Tfa è più diffusa di quanto si pensasse.

In particolare, il Belgio ha registrato i livelli più elevati di Tfa, superando i limiti stabiliti dalle normative europee. In sette casi, i metodi di analisi hanno rilevato valori oltre i limiti consentiti per i metaboliti dei pesticidi nelle acque minerali, e in un caso specifico, anche il limite previsto per la quantità totale di Pfas, che sarà efficace dal 2026. Nonostante ciò, l’Ong ha specificato che tutte le acque analizzate sono rimaste potabili, almeno secondo le attuali normative.

Il problema non si limita ai confini europei: studi hanno documentato la presenza di Tfa anche nelle acque di falda in Svizzera e negli Stati Uniti, in particolare nel Michigan. Questa scoperta abbatte la concezione di acque purissime e sicure, ponendo interrogativi seri sulla qualità delle risorse idriche.

La problematica della persistente contaminazione

La questione del Tfa non si esaurisce con la sua presenza; il vero pericolo risiede nella sua capacità di accumularsi nel tempo. Questo significa che le concentrazioni di Tfa nelle acque possono aumentare, contaminando anche falde considerate pure fino ad ora, e mietendo le conseguenze sul corpo umano. A causa della sua longeva persistenza, il Tfa è particolarmente problematico, potendo rimanere nell’atmosfera per circa mille anni.

Utilizzato come stabilizzante nei pesticidi, il Tfa rappresenta il 60% degli Pfas prodotti tra il 2019 e il 2022. È importante sottolineare che, mentre altri composti possono avere procedure di rimozione efficaci, il Tfa non ha al momento metodi che permettano una depurazione su larga scala. Questo porta a un accumulo inquietante di sostanze tossiche che potrebbero avere gravi ripercussioni per la salute pubblica.

La crescente consapevolezza di questi rischi ha portato la Commissione Europea a proporre misure per vietare l’uso di due pesticidi comuni contenenti Tfa, riconoscendo la necessità di adottare misure rigorose per proteggere la salute dei cittadini e l’integrità delle risorse idriche.

La reazione delle istituzioni e la tutela della salute pubblica

La rivelazione della presenza di Tfa nelle acque minerali ha spinto le istituzioni europee a prendere una posizione più attiva. La Commissione Europea, consapevole dei pericoli legati a questa sostanza, ha iniziato un percorso per il divieto di alcuni pesticidi che contengono Tfa. Questo passo rappresenta un tentativo di tutelare la salute pubblica e di mantenere gli standard di qualità delle acque minerali.

La situazione attuale richiede un monitoraggio attento, con studi e analisi continui per garantire che le normative siano rispettate e che i cittadini siano informati sui rischi che possono derivare dall’utilizzo di pesticidi contenenti Tfa. È fondamentale che venga avviata una campagna di sensibilizzazione per far comprendere a tutti l’importanza della qualità dell’acqua potabile e della sicurezza delle risorse idriche.

In questo contesto, la responsabilità di produttori, governi e Ong diventa cruciale. Un approccio integrato e collaborativo può contribuire a salvaguardare la salute pubblica, evitando contaminazioni future e garantendo acque minerali sicure per tutti. Le avvisaglie di pericolo esigono attenzione: il benessere delle generazioni future dipende dalle azioni che saranno intraprese oggi.

Giulia Martini

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Giulia Martini

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