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ruffini lasciando il fisco si celebra: recuperati 31 miliardi di evasione in un anno a roma con la collaborazione di agenzia delle entrate

L’agenzia delle Entrate ha recentemente alzato il sipario sul tema dell’evasione fiscale in Italia, sollevando un polverone di interrogativi. Ernesto Maria Ruffini, dimissionario alla guida dell’Agenzia, ha riportato dati che, se confermati, rappresenterebbero un forte passo avanti nella lotta all’evasione. Tuttavia, i numeri forniti hanno scatenato un acceso dibattito, creando non pochi dubbi sulla veridicità di questa lotta. Viene così spontaneo domandarsi: cosa si cela dietro i 31 miliardi di euro dichiarati come recuperati? E quali sono le reali misure adottate per combattere l’evasione?

I dati controversi sui 31 miliardi recuperati

Nel corso di un’intervista rilasciata al Corriere della Sera, Ruffini ha vantato un abbattimento della evasione fiscale pari al 30% e ha indicato il record di 31 miliardi recuperati. Ma le affermazioni destano sospetti. Non sono emersi documenti ufficiali che confermassero l’ammontare di queste somme e i conti non tornano. La registrazione dei recuperi di evasione dal 2017 al 2023, dichiarati dall’Agenzia delle Entrate, non ha mai menzionato cifre così elevate. Solo per il 2024 i dati sono provvisori, ma si sa che nel 2020, durante l’emergenza Covid, i recuperi erano crollati a 12,7 miliardi. Indipendentemente dalla gestione, l’agenzia non ha registrato risultati così strabilianti di recupero durante la sua amministrazione. Questo solleva interrogativi sulla veridicità delle affermazioni e sull’effettiva efficacia delle misure adottate nel corso di questi anni.

L’impatto del Covid sull’evasione fiscale

Il rapporto del Ministero dell’Economia sull’economia non osservata e sull’evasione fiscale mostra uno scenario drammatico. Dal 2019, l’evasione è passata da oltre 100 miliardi a circa 82 miliardi nel 2021. Queste stime confermano che la pandemia ha avuto un ruolo cruciale nel limitare l’evasione, non grazie a interventi dell’Agenzia delle Entrate, ma a un semplice collasso dell’attività economica. I lockdown e le chiusure hanno colpito tanto il commercio legale quanto quello illegale, portando a una diminuzione della ricchezza da evadere. Il PIL italiano ha subito una battuta d’arresto, e con esso, la possibilità di evadere. Le stime continuano a dimostrare che il fenomeno dell’evasione non si è ridotto di per sé, ma piuttosto è cambiata la sua dimensione in risposta a fattori esterni.

La disinformazione sui risultati ottenuti

Le affermazioni di Ruffini, secondo cui l’agenzia ha recuperato un totale di 127,5 miliardi di euro tra il 2017 e il 2023, si scontrano con una realtà più complessa. Nel 2016, il Ministero dell’Economia aveva stanziato l’evasione totale stimata in 108,3 miliardi. L’evidente contraddizione pone dubbi sulle affermazioni degli ultimi anni. Se i recuperi fossero reali come dichiarato, oggi non dovremmo più parlare di evasione fiscale in Italia. Le cifre non concordano e sembra che i dati sull’evasione continuino a essere in discussione. Anche se una lieve riduzione è stata registrata, il merito potrebbe essere attribuito più alle conseguenze della pandemia che non a un’efficace strategia di recupero.

I mezzi utilizzati per il recupero

La verità nuda e cruda è che gran parte delle somme recuperate dall’Agenzia delle Entrate proviene da accordi tra l’agenzia e le grandi aziende, piuttosto che da un autentico intervento di contrasto all’evasione. I procedimenti di accertamento, che riguardano più casi di elusione fiscale, non possono essere confusi con la lotta alla evasione. Molti grandi gruppi industriali si trovano a fronteggiare contestazione da parte del fisco, a causa di modelli di risparmio per la tassazione costruiti su misura da consulenti esperti. Questi gruppi preferiscono risolvere le questioni con trattative, evitando problematiche legali e danni reputazionali. Tuttavia, in questi casi, si tratta di elusione e non di evasione pura.

I numeri reali e le sfide future

La narrazione che accompagna i recuperi fiscali in Italia ha bisogno di un sostanziale chiarimento. I numeri avanzati dall’Agenzia delle Entrate possono apparire solidi ma, sdoppiando le somme, ci si rende conto che non tutte le cifre si riferiscono a evasione fiscale nel senso stretto del termine. È fondamentale, quindi, analizzare più a fondo e identificare dove vanno a finire i soldi recuperati e quali politiche sono davvero in atto per combattere l’evasione fiscale. Solo così sarà possibile rendere giustizia al dibattito sull’evasione e contribuire a costruire un sistema fiscale più equo e trasparente in Italia.

Laura Conti

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