In un contesto particolarmente teso, il ministro dell’Istruzione, Giuseppe Valditara, non ha risparmiato critiche nei confronti delle occupazioni scolastiche avvenute a Roma. Attraverso il suo profilo sui social, ha condiviso immagini di danni significativi subiti da alcuni licei della capitale, come il Gullace e il Virgilio, evidenziando la gravità della situazione. Le immagini raccontano non solo di distruzione fisica ma anche di un clima di protesta che sta coinvolgendo gli studenti e le istituzioni.
Gli incendi al liceo Gullace di Roma
Le immagini condivise dal ministro mostrano scene di devastazione nelle aule del liceo Gullace, un istituto colpito da due incendi dolosi che hanno causato danni stimati in circa 2 milioni di euro. Questi eventi hanno avuto luogo mentre l’istituto era sotto occupazione da parte di una cinquantina di studenti, che protestavano contro l’insoddisfacente gestione dei lavori di ristrutturazione della sede centrale. Tra il 16 e il 17 ottobre si è verificato il primo incendio, seguito da un secondo il 18 dello stesso mese.
Le manifestazioni degli studenti erano nate in risposta a un disagio reale. A causa dei lavori, le lezioni erano state spostate nella succursale di via Deportati del Quadraro, ma gli studenti lamentavano le condizioni non ideali per proseguire il loro percorso formativo. Il Comune aveva promesso cambiamenti, ma la comunicazione attraverso un semplice reel su Instagram da parte del delegato all’Edilizia scolastica, Daniele Parrucci, non aveva convinto i ragazzi, portando a ulteriori proteste. Di conseguenza, a causa dei danni subiti, le lezioni hanno dovuto proseguire in modalità Dad.
La situazione al liceo Virgilio di Roma
A distanza di un mese dall’occupazione del Gullace, il 29 novembre, gli studenti del liceo Virgilio hanno deciso di occupare la loro scuola, occupandola per ben dodici giorni. In questa occasione, i giovani hanno preso le distanze dalle accuse del ministro Valditara, specificando che gli incendi menzionati non avevano avvenuto all’interno degli spazi scolastici, ma bensì in un’area di cortile protetta da una rete di ferro. Hanno inoltre chiarito che i danni erano esistenti da tempo e non erano conseguenti all’occupazione.
Gli studenti hanno fatto notare che il sistema di allerta antiincendio era fuori uso da due anni e che le infrastrutture del bagno erano danneggiate da tempo. In un atto di denuncia, gli studenti hanno esibito immagini dei danni esistenti, sottolineando il loro impegno nel tentativo di migliorare le condizioni igienico-sanitarie della scuola. Durante l’occupazione, hanno provveduto a riparazioni, come le porte dei bagni e i servizi igienici, riconoscendo che molte problematiche erano ben radicate e ignorate nel tempo.
Le reazioni politiche e sociali alle occupazioni
Le dichiarazioni di Valditara hanno scatenato una reazione tanto nella comunità scolastica quanto nell’opinione pubblica. In un evento recente, il ministro ha esortato a prendere le distanze da atti di vandalismo mascherati da movimenti giovanili, sottolineando che danneggiare le scuole non rappresenta un’azione di lotta politica ma un atto di teppismo. Ha affermato con fermezza: «Chi rompe deve pagare», alludendo alla responsabilità di chiunque partecipi a tali atti.
Tuttavia, i giovani studenti hanno ribattuto a queste affermazioni, ritenendo che l’azione di occupazione fosse in realtà una risposta necessaria alle condizioni inadeguate delle loro scuole. La frustrazione degli studenti evidenzia un divario significativo tra le ragioni di protesta e le risposte ufficiali, creando un clima di tensione palpabile che coinvolge non solo gli studenti ma anche le famiglie e la comunità educativa. Le occupazioni scolastiche, quindi, non risultano solo atti di protesta, ma si configurano come segnali di un malessere più ampio che richiede attenzione e interventi concreti da parte delle istituzioni.