Meloni contro Landini e Schlein: polemica su “Stellantis” e gay Pride

Giorgia Meloni, ad Atreju, critica la gestione del governo Conte su Stellantis e attacca i sindacati, sottolineando l’importanza di un approccio costruttivo per affrontare le sfide occupazionali.
Meloni contro Landini e Schlein: polemica su "Stellantis" e gay Pride - (Credit: www.open.online)

Giorgia Meloni, presidente del Consiglio, ha acceso il pubblico di Atreju con un intervento carico di tensione polemica. Fonte di incoraggiamento per molti, la sua posizione si distacca nettamente da quella della sinistra, mettendo in luce differenze sostanziali con il Partito Democratico e il sindacato Cgil. L’accento è posto sulla questione di Stellantis e su come il governo attuale affronti le sfide sul fronte occupazionale e produttivo.

Meloni su Stellantis e l’eredità del passato

L’argomento Stellantis ha fatto emergere il lato più incisivo della presidente. Mentre dal palco ha sottolineato l’importanza di avere un approccio costruttivo con le aziende, non ha risparmiato critiche alla gestione del governo precedente. Il suo focus è stato il prestito di 6,5 miliardi concesso durante il periodo di Giuseppe Conte, che Meloni ha definito un’iniziativa inefficace. «Il prestito non ha portato a un incremento della filiera produttiva, mentre il gruppo ha provveduto ad aumentare i dividendi per gli azionisti», ha affermato con fermezza. Questo commento ha messo in rilievo la necessità di rendere conto delle azioni passate e come queste abbiano ripercussioni sul presente.

Particolarmente incisivo è stato il riferimento alla segretaria del Pd, Elly Schlein. Meloni ha incalzato, chiedendo perché la leader del Pd avesse difficoltà a parlare di Stellantis, mettendo in discussione la sua presenza in momenti importanti. «Preferisce esibirsi su un palco con J-Ax o ballare sui carri del gay pride», ha affermato laconica Meloni, evidenziando la sua percezione di un allontanamento dalla realtà economica e lavorativa.

Attacchi al leader della Cgil Maurizio Landini

Nell’arena politica è emersa la figura di Maurizio Landini, segretario della Cgil, che è stata oggetto di altre critiche da parte di Meloni. La presidente del Consiglio ha puntato il dito contro i sindacati, accusandoli di incoerenza. Ha menzionato le richieste di Landini riguardo al salario minimo, sottolineando una contraddizione nella sua posizione. Secondo Meloni, il salario orario di 5,5 euro ricevuto dai vigilantes non è un buon esempio di lotta per il salario minimo, così è stata netta nel sottolineare che non si può lamentare di ciò che non è mai stato implementato mentre si accettano contratti di lavoro così sfavorevoli.

La presidente ha fatto notare come alcuni sindacati, tra cui la Cgil, possano percepire una minaccia al loro potere in vista di un cambiamento positivo nella situazione economica italiana. Malgrado ogni accusa, la Meloni ha avuto toni caldi e determinati, suggerendo che i cittadini temano di andare verso una rivolta sociale, un’eventualità che è stata evocata da alcune figure politiche, ma che lei stessa ha completamente escluso.

Con il discorso pronunciato ad Atreju, Giorgia Meloni ha manifestato la sua volontà di non restare in un angolo, ma di affrontare di petto le questioni del mondo del lavoro e dell’industria, restando aperta a collaborazioni, ma senza favorire chi, secondo la sua prospettiva, non ha onorato le promesse fatte.